27 marzo 2012

IRPEF: aumentata l’addizionale regionale e comunale

Da oggi scatta l’incremento, dello 0,33%, dell’aliquota base dell’addizionale regionale IRPEF, con effetto retroattivo per i conguagli 2011
Autore: Redazione Fiscal Focus

Premessa –Il mese di marzo è destinato a rimanere senza dubbio tra i più difficili di quest’anno per il benessere economico degli italiani. Chi annunciava da quì in avanti mesi duri per le tasche dei contribuenti non si sbagliava affatto. D’altronde, a farne le spese sono sempre i soli noti: i contribuenti. Infatti, come largamente anticipato dalla manovra “salva Italia” (L. 214/2011), i pensionati ed i pubblici dipendenti percepiranno lo 0,33% in meno sulla busta paga, in quanto l’aliquota base dell’addizionale regionale IRPEF è passata dallo 0,9% all’1,23%. Percentuale che potrebbe raggiungere addirittura il 2,03% nelle Regioni come la Campania, il Molise e la Calabria, dove il bilancio sanitario è ancora in rosso. A ciò si aggiunge anche l’acconto dello 0,30% dell’IRPEF comunale, frutto dello sblocco della manovra di Ferragostofirmata dal duo Tremonti-Berlusconi. Al riguardo, bisogna precisare che anche se la maggior parte dei Comuni non ha ancora approvato il bilancio 2012, sono esattamente 301 i Municipi che hanno già varato l’aumento dell’imposta; pertanto in media si passerà da circa € 129 ad € 177 pro capite (€ 48 annui in più). E come se non bastasse l’estate prossima entrerà in vigore l’Imu sulla prima casa, in attesa dell’aumento della vecchia tassa sui rifiuti, la Tarsu, e della Tares, la nuova imposta sui servizi pubblici comunali e sui rifiuti. Insomma un salasso di tasse che diminuisce notevolmente il potere d’acquisto degli italiani, con conseguente e inevitabile calo dei consumi.

Effetto retroattivo –Ma non è finita quì. Gli aumenti su citati si applicano già dal 2011, in quanto hanno effetto retroattivo, pertanto i conguagli 2011 ne devono tener conto, mentre gli aumenti sul 2012 peseranno ratealmente nelle prossime buste paghe.

La rimodulazione –Tuttavia, l’aliquota varia in base al reddito percepito, nel modo seguente:
- fino a € 15.000 è compreso solo l’1,23% imposto dallo Stato;
- per i reddititra i € 15.000 e i € 28.000 l’imposta sarà dell’1,58% (1,23% + 0,35% di aliquota regionale) con una riduzione dello 0,05% decisa dalla Regione;
- mentre per i redditi che vanno da € 28.000 a € 55.000 l’addizionale Irpef sarà dell’1,73% (1,23% + 0,5%) e l’addizionale sarà identica per chi ha un reddito superiore ai € 75.000.

Quanto ci costa? –Ebbene, a questo punto le domande che gli italiani si pongono è: quanto ci costa in termini monetari tutto questo? Dunque, al problema ha cercato di rispondere il Caf-Cisl nazionale (Centro assistenza fiscale della Cisl) che ha studiato nel dettaglio quanto tutto questo peserà sulle tasche degli italiani titolari di uno stipendio o pensione. A tal proposito, però, è bene precisare che l’aumento è puramente soggettivo, in quanto esso dipenderà ovviamente dallo stipendio percepito da ciascun lavoratore e dall’adozione o meno, da parte dell’amministrazione comunale, della percentuale di incremento dell’addizionale comunale IRPEF. In termini pratici, se un lavoratore percepisce € 1.200 lordi al mese (€ 15.600 annui) si vedrà trattenuti ulteriori € 51 in un anno,e se il comune ha già stabilito l’aumento dell’IRPEF comunale, la trattenuta potrà arrivare addirittura fino a € 98 annui. Naturalmente il prelievo fiscale aumenterà all’aumentare del reddito.

Gli esclusi –Se proprio vogliamo estrapolare una notizia buona in tutto questo, ma con i tempi che corrono non si sa effettivamente fino a che punto sia buona, è che l’aumento non colpirà quelle persone che hanno degli introiti talmente sottili da non dover neppure pagare l’IRPEF principale.Più nel dettaglio, restano esclusi:
- i pensionati che percepiscono un reddito fino a € 7.535 all’anno e quelli oltre i 75 anni con reddito fino a € 7.785;
- i lavoratori con stipendio fino a € 8.030 lordi all’anno.

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