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Premessa – La Corte di Giustizia Europea, con sentenza emessa in data 17 novembre 2011, ha definitivamente punito il nostro Paese al pagamento di 30 milioni di euro per non aver recuperato presso le aziende beneficiarie gli aiuti concessi per le trasformazioni dei contratti di formazione e lavoro (cfl) incompatibili con il mercato comune. Inoltre, in aggiunta alla somma appena citata la sanzione aumenterà per ogni semestre di ritardo per un importo pari a 22,470 milioni di euro (3,745 milioni di € a mese;124.830 € al giorno).
La vicenda – Per capire meglio la vicenda, occorre risalire nel lontano 1995, quando la commissione UE in materia di aiuti per l’occupazione ha sancito illegittimi gli sgravi sui cfl. Pertanto, a seguito di tale decisione, le imprese avrebbero dovuto restituire gli aiuti fruiti dal novembre 1995, ma l’Italia si oppone. Infatti, il nostro Paese propone il ricorso dinnanzi alla Corte dell’UE che, però, lo respinge il 7 marzo 2002. Sulla base di tale pronuncia, il 1° aprile 2004 la commissione UE emette una nuova sentenza di condanna dell’Italia “per mancata conformazione alla decisione UE” e che, praticamente, conferma l’obbligo del recupero degli illegittimi.
La sentenza - L'ultimo capitolo si apre il 25 giugno 2009 quando la commissione Ue, ritenendo le autorità italiane colpevoli di non aver adottato tutte le misure necessarie a conformarsi alla sentenza C-99/02, decide di adire di nuovo la Corte di Giustizia per far ordinare all'Italia il pagamento della multa giornaliera di euro 285.696, dalla nuova sentenza (arrivata ieri) fino a quando non risulterà essere stata eseguita la predetta sentenza C-99/02 (cioè il recupero degli sgravi illegittimi); nonché di versare una somma forfetaria pari al prodotto dell'importo giornaliero di euro 31.744 per il numero di giorni intercorrenti dal giorno della pronunzia della sentenza nella causa C-99/02 (1° aprile 2004) a quello di pronunzia della nuova sentenza.
La sanzione – La multa è molto salata. Infatti, la corte ritiene che l'Italia «non è stata in grado di dimostrare di aver posto fine all'inadempimento del suo obbligo di dare piena esecuzione alla sentenza della commissione» sul recupero degli aiuti illegittimi, dichiarando altresì (come gravità del fatto) «che tale inadempimento perdura da più di sette anni, il che costituisce un lasso di tempo del tutto considerevole». Secondo la corte, l'Italia ha un totale di aiuti distribuiti che ammonta a 251.271.032,37 euro, di cui 63.062.555 già recuperati (l'Italia ha fatto presente di dover aggiungere altri 73.353.387,28 euro di recuperi effettuati a diverso titolo, ma la rettifica non è stata accolta). Sulla base di tanto, la corte condanna l'Italia al pagamento di una sanzione forfetaria (per il passato) di 30 milioni di euro a cui aggiungere la penalità per ogni ulteriore ritardo. La penalità corrisponde alla moltiplicazione dell'importo base della multa (euro 30 milioni) «per la percentuale degli aiuti illegali incompatibili il cui recupero non è ancora stato effettuato o non è stato dimostrato al termine del periodo [...], calcolata rispetto alla totalità degli importi non ancora recuperati alla data della pronuncia della sentenza, per ogni semestre di ritardo nell'attuazione dei provvedimenti necessari per conformarsi alla citata sentenza 1° aprile 2004, commissione/Italia, a decorrere dalla presente sentenza e fino all'esecuzione di tale sentenza 1° aprile 2004».