2 settembre 2013

La CGIL non chiude la questione esodati

La CGIL apre al Governo per un tavolo di confronto affinché venga trovata una soluzione per tutti
Autore: Redazione Fiscal Focus

Premessa – Dopo la decisione di mercoledì scorso di salvaguardare altri 6.500 esodati (licenziati individuali), non si è fatta attendere la pressione manifestata dai sindacati (specie la Cgil), che incalzano il Governo affinché adotti una soluzione per l’intera categoria “esodati”. In buona sostanza, come affermato dal segretario confederale di corso d'Italia, Vera Lamonica, la CGIL chiede al governo di essere convocata “per discutere l’insieme dei temi che riguardano la previdenza a partire ovviamente dagli esodati: il provvedimento che ne salvaguarda altri 6.500 non risolve certo la questione, essendo la platea, per ammissione dello stesso ministro, ben più vasta”. Al riguardo, è intervenuto anche il ministro degli Affari Regionali, Graziano Delrio, che a seguito dell’annuncio del ministro del Welfare di voler salvaguardare altri 20-30 mila persone, ha affermato che: “in autunno con la legge di stabilità prepareremo le cose in maniera di ampliare la platea degli esodati”.

La nuova platea – La nuova platea di esodati, come precisato in premessa, riguarda esclusivamente i licenziamenti individuali. In particolare, i potenziali salvaguardati potranno accedere alla pensione secondo le regole pre-riforma Monti-Fornero, solo se rispettano due condizioni:
- che abbiano conseguito successivamente alla data di cessazione, la quale comunque non può essere anteriore al 1° gennaio 2009 e successiva al 31 dicembre 2011, un reddito annuo lordo complessivo riferito a qualsiasi attività (non riconducibile a lavoro dipendente a tempo indeterminato) non superiore ai 7.500 euro;
- che risultino in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi che, in base alla legge ante Fornero, avrebbero comportato la decorrenza del trattamento pensionistico entro il 36esimo mese successivo alla data di entrata in vigore delle nuove regole.
Per accedere alla salvaguardia gli interessati dovranno fare domanda direttamente all'INPS, che ha il compito di monitorare la gestione delle istanze.

Le risorse economiche – Il nuovo intervento di salvaguardia costerà 581 milioni di euro alle casse dello Stato, spalmati fino al 2019 nel seguente modo: 151 milioni per il 2014; 164 milioni per il 2015; 124 milioni per il 2016; 85 milioni per il 2017; 47 milioni per il 2018; 12 milioni per il 2019.

CGIL – La salvaguardia decisa la settimana scorsa, però, non soddisfa pienamente la CGIL. Infatti, la dirigente sindacale, Vera Lamonica, afferma: “che si tratta di una risposta troppo piccola che lascia in piedi l’angoscia e l’incertezza dei tanti lavoratori e lavoratrici esclusi dai decreti precedenti, spesso per effetto di regole e tagliole, che hanno determinato disparità e probabilmente anche impossibilità di utilizzare persino le risorse già stanziate”. Lamonica aggiunge inoltre: “Bene che si avvii sul tema un confronto serrato in Parlamento ma ribadiamo la necessità che non si discuta ancora di altri pezzetti, ma si arrivi ad una soluzione definitiva e che valga per tutti gli interessati. Il tutto anche in considerazione del fatto - prosegue - che oramai c’è una stratificazione di norme, di tempi e di modalità di salvaguardia, che rendono il tema estremamente difficile da affrontare se non in un’ottica di sistemazione generale che chiuda la vicenda, sanando uno dei capitoli più brutti della legislazione del nostro Paese”. Una partita, dunque, tutt’altro che chiusa per la sigla sindacale, la quale si aspetta immediati interventi anche sul tema dei privilegi e delle pensioni d’oro.

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