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Premessa –Al termine del quarto incontro tenutosi lunedì scorso, dedicato interamente al capitolo degli ammortizzatori sociali e politiche attive del lavoro, una cosa è certa, ossia che il nuovo sistema di tutele non potrà partire prima dell’autunno del prossimo anno a causa della recente recessione che sta colpendo l’economia del nostro Paese. Un termine temporale che la leader della Cgil, Susanna Camusso, ritiene “troppo ottimistico: non sappiamo quanto dureranno gli effetti della crisi”. Intanto, la Fornero ha fissato altri due incontri con le parti sociali, domani 23 febbraio e giovedì 1° marzo, per discutere di flessibilità in entrata e in uscita, con l’invito alle parti sociali di presentare le proprie idee in tema di contratti di lavoro.
I nuovi ammortizzatori –Nell’incontro di lunedì scorso, il ministro del Lavoro ha illustrato alle parti sociali i nuovi ammortizzatori sociali, da applicarsi nel secondo semestre del 2013, in quanto l’attuale sistema di tutele ha il compito di “attutire gli effetti della crisi”. Dunque, il nuovo sistema sarà articolato su due pilastri a carattere universale. Il primo: "tutela il posto di lavoro con la cassa integrazione guadagni, riportandola alla sua funzione originale, ricomprendendo in questo settore il credito, assicurazioni e il commercio sotto i 50 dipendenti". Con tale sussidio si tenta di tutelare i posti di lavoro in casi di crisi congiunturali o in quelli di ristrutturazioni, esclusi però i fallimenti o le chiusure di imprese. Il secondo pilastro, invece, è rappresentato dalla "tutela con sistema assicurativo per indennità per disoccupazione involontaria". Con l’indennità di disoccupazione, che sarà rafforzata rispetto all’attuale, si tutelerà invece il reddito di chi il lavoro l’ha perso. Questo nuovo servizio universale, che prende il posto delle attuali indennità di mobilità, indennità di disoccupazione e pre-pensionamenti, dovrebbe avere una durata connessa agli anni di lavoro e probabilmente anche all’età del lavoratore e ai suoi carichi familiari. È questo lo schema che prevede, inoltre, l’estensione delle coperture a tutti i lavoratori, senza distinzione di settore o di dimensione d’impresa, che continuerà a essere a base assicurativa obbligatoria, e che sarà accompagnato da controlli assai più stretti di quelli attuali, per evitare utilizzi “senza fine” dei sussidi. Altra precisazione della Fornero riguarda le risorse con cui si intende far fronte alla riforma, chiarendo che si utilizzeranno esclusivamente risorse certe, ossia con il danaro già in possesso del Governo. L'esecutivo pensa, inoltre, a "incentivi" per la stabilizzazione dei contratti precari. "Vorremmo - ha detto il ministro del Lavoro, concludendo il tavolo con le parti sociali - fossero meglio organizzati" a favore di chi ha "più difficoltà a trovare occupazione" in mondo che ci sia una convenienza per i contratti "stabili rispetto a quelli a termine". Ma, questo argomento verrà meglio affrontato nei due prossimi incontri quando si parlerà di flessibilità in uscita e in entrata.
Le parti sociali –Poco rassicuranti sono le dichiarazioni delle parti sociali al termine dell’incontro, soprattutto del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso: "è stata una discussione molto faticosa. Usciamo dall'incontro con molti più interrogativi che certezze. C'è ancora molto lavoro da fare". La leader sindacale ha fatto notare tra l’altro che "dire che la riforma degli ammortizzatori sociali potrà partire dall'autunno 2013 è forse troppo ottimistico. Non sappiamo quanto ancora dureranno gli effetti della crisi". Pertanto, "quello delle risorse è un problema essenziale, se vogliamo costruire un sistema di ammortizzatori sociali universale servono risorse. Continuiamo ad avere il dubbio che, se non ci si mettono risorse, ci sarà una diminuzione e non un allargamento delle tutele".Il tema delle risorse è decisivo anche per gli altri leader sindacali. "Se non viene chiarito quanti soldi abbiamo e cosa vogliamo farne, diventa tutto diventa più nebuloso - avrebbe detto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, al ministro Fornero. Anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, avrebbe fatto osservare al ministro come "la riforma può funzionare solo se si risolve il nodo delle risorse e se sarà possibile attivare meccanismi per trovare un altro posto di lavoro".