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Premessa – Tantissime le novità introdotte dalla manovra sul fronte pensioni. Infatti, il Governo, durante il Cdm tenutosi in data 4 dicembre 2012, ha varato la riforma delle pensioni messa a punto dall’accoppiata Fornero-Monti che prevede: contributivo pro rata per tutti dal 1° gennaio 2012; abolizione delle quote per l’accesso alla pensione di anzianità, costringendo i lavoratori ad andare in pensione solo con 42 anni di contribuzione per uomini (prima 40 anni), e 41 anni per le donne, con incentivi o disincentivi a seconda se il lavoratore esce dal lavoro, sulla base di un sistema flessibile, prima o dopo rispetto a quanto previsto; dal 1° gennaio 2012 innalzamento a 66 anni (67 anni nel 2022) della soglia di vecchiaia per gli uomini e a 62 anni per le donne, che dovrà rapidamente salire a 66 anni entro il 2018; soppressione dal prossimo anno del meccanismo delle finestre mobili; blocco della rivalutazione delle pensioni rispetto all'inflazione con la sola esclusione dei trattamenti minimi (467 euro al mese nel 2011); ritoccate anche le aliquote dei lavoratori autonomi che saliranno fino al 22% (0,3% l’anno). A questo punto per accedere al trattamento pensionistico, occorre tener conto di due soli canali di uscita: la “pensione di vecchiaia” (66 anni per i dipendenti e 66 anni e 6 mesi per gli autonomi più ovviamente 20 anni di contributi minimi) e la “pensione di anzianità” che sostituisce le quote. Tuttavia, bisogna tener conto anche dell’impatto degli incrementi automatici legati alla speranza di vita stimata dall’Istat che la manovra non abroga. Sono questi in sintesi i sacrifici chiesti agli italiani in campo previdenziale per riuscire a centrare il pareggio di bilancio entro il 2013 chiesto dall’UE.
Eliminate le quote di anzianità – Abolite le “quote” di anzianità. È questa la notizia ad effetto che emerge dalla manovra varata domenica scorsa dal Cdm. La quota al momento in vigore era 96 tra età anagrafica e contributi con un minimo di età di 60 anni, che doveva salire a 97 per i dipendenti nel 2013. I soli a godere di una corsia preferenziale saranno i lavoratori impiegati in attività usuranti che resteranno agganciati all’attuale meccanismo delle “quote”, anche se da quota 94 si dovrebbe salire subito a quota 97.
Le pensioni rosa - Si accelera sull'aumento della pensione di vecchiaia delle donne. Infatti, dal 1° gennaio 2012 andranno in pensione a 62 anni per poi salire gradualmente a 66 anni entro il 2018, ricevendo il primo assegno pensionistico solo dopo aver versato ben 41 anni di contributi. Una volta arrivati a regime nel 2018, quando sia uomini che danno andranno in pensione a 66 anni, entrerà in gioco il sistema flessibile rivolto a tutti i lavoratori: con possibilità di uscire tra i 66 e 70 anni, con assegni più robusti per chi cessa di lavorare più tardi e assegni più leggeri per invece sceglie di terminare l’attività lavorativa prima.
Blocco delle perequazione degli assegni – Le pensioni vengono aggiornate ogni anno sulla base del valore medio dell’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. Ebbene, per il biennio 2012-2013 la rivalutazione piena rispetto all’inflazione sarà prevista soltanto per le pensioni fino al minimo (467 euro), mentre sarà limitata alla metà per gli importi di pensione compresi fino a due volte il trattamento minimo (fino a 935 euro). Mentre, per gli assegni superiori a questo importo ci sarà il congelamento totale rispetto all’inflazione.
Abolizione delle finestre mobili - Scompare il meccanismo della ''decorrenza'' di 12 mesi per i dipendenti e 18 per gli “autonomi'' previsto dalla manovra 2010 a partire dal 2011 che allungava di fatto i tempi per l'accesso al pensionamento. Il periodo sarà però assorbito direttamente dai requisiti necessari per la vecchiaia degli uomini dipendenti, che saranno dall'anno prossimo, quindi pari a 66 anni (65 anni attuali più 12 mesi di finestra).
Autonomi e casse – Previsto anche lo stop ai trattamenti privilegiati: su tutti gli aderenti ai fondi speciali INPS (ad esempio piloti, dirigenti d’azienda, ecc.) scatterà dal 1° gennaio 2012 un contributo di solidarietà (dallo 0,3% all’1% a seconda degli anni di contribuzione). Allo stesso modo tutte le casse di previdenza autonome, comprese quelle dei liberi professionisti, dovranno adottare entro marzo 2012 le misure necessarie per garantire l’equilibrio tra entrate e spesa per prestazioni. Aumenta anche l’aliquota dei lavoratori autonomi (adesso al 20-21% per i commercianti e gli artigiani a fronte del 33% dei dipendenti) fino al 22% (0,3% all’anno).