22 novembre 2013

Prepensionamento. Analisi di convenienza economica

La Riforma Fornero ha introdotto delle norme che consentono ai lavoratori di accedere anzitempo alla pensione

Autore: Redazione Fiscal Focus
Premessa – Conviene stipulare un accordo di prepensionamento? È questa probabilmente la domanda che si staranno ponendo sia le aziende che i lavoratori in prossimità di pensione, al fine di valutarne i costi ed i benefici che derivano da un tale consenso. L’opportunità di aderire agli accordi di prepensionamento è stato concesso dalla Riforma del lavoro (art. 4, c. 1 della L. n. 92/2012).

Il meccanismo –
La suddetta disposizione, in particolare, consente ai lavoratori di poter accedere alla pensione prima della maturazione dei requisiti. In pratica, tali lavoratori – dal mese successivo e fino alla data della pensione – riceveranno dall’INPS (con onere a carico dal datore di lavoro) un’indennità mensile e l’accredito della contribuzione figurativa. I datori di lavoro, dal proprio canto, dovranno invece valutare se sia conveniente o meno sostenere il costo dell’uscita anticipata dei lavoratori più anziani, stipulando un accordo con i sindacati, a livello aziendale.

Conviene o non conviene? - Innanzitutto, per valutare se conviene stipulare l’accordo di prepensionamento, bisogna stimare il costo del lavoro di riferimento del personale in esubero per ciascun anno che lo separa dalla pensione. A questo punto, l’azienda ha diverse opzioni per collocare il lavoratore a riposo: la procedura di mobilità (volontaria o involontaria), incentivazioni all'esodo e l’accordo di prepensionamento. Quest’ultimo, in particolare, è un accordo che dà luogo alla risoluzione del rapporto con la persona che entro i quattro anni successivi all'interruzione raggiunge i requisiti per la pensione (fase transitoria). L’azienda, quindi, dovrà farsi carico del trattamento sostitutivo della pensione nella fase transitoria.

Convenienza economica – Continuando nell’analisi di convenienza economica, altro fattore da considerare è il valore del costo di prepensionamento. In pratica, si mette a confronto il costo che il datore di lavoro dovrà sostenere per garantire, sostanzialmente, la “provvista” necessaria alla materiale attuazione dell’accordo, con il costo del lavoro da sostenere, qualora si decidesse di mantenere in servizio il personale in esubero. È evidente che a parità di trattamento retributivo in essere, tanto più basso è l’importo della prestazione calcolata al momento della cessazione del rapporto di lavoro, tanto più sarà profittevole per l’azienda aderire a un accordo di prepensionamento.

I vantaggi - Infine, si considerano sia i vantaggi dell’azienda che dei lavoratori. In particolare, il beneficio dei primi deriva dalla differenza tra l’ammontare del costo del lavoro da sostenere in caso di continuazione del rapporto di lavoro e l’ammontare dei costi relativi all’attuazione dell’accordo. Ciò perché l’importo della prestazione sconta quasi sempre una penalizzazione rispetto all’ultima retribuzione e perché con la cessazione del rapporto di lavoro viene meno l’obbligo di riconoscere al lavoratore determinate voci di costo che concorrono alla struttura complessiva del costo del lavoro: TFR, premi assicurativi, valore delle ferie e valore dei permessi. Il lavoratore, dal canto suo, ha invece la possibilità di accedere alla pensione quattro anni prima della data canonica. Egli, infatti, riceve la prestazione, dall’INPS, calcolata come se avesse potuto accedere al trattamento pensionistico alla data di cessazione del rapporto di lavoro e in aggiunta riceverà anche l’accredito della contribuzione figurativa che sarà computata nel calcolo della pensione definitiva al momento del raggiungimento dei requisiti per l’accesso alla pensione definitiva.
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