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Premessa – In occasione del question time, tenutosi mercoledì scorso alla Camera dei deputati, il ministro del Welfare torna a parlare delle 200 mila quattordicesime da restituire. Dalla seduta ne è uscita un’ipotesi di rateizzazione superiore ai 12 mesi e un impegno a ridurre i tempi di verifiche dei redditi vista la sgradevolezza di vedersi richiedere la restituzione di somme dopo tre anni. Nessun dietrofront, dunque, da parte della Fornero, neanche per coloro che hanno sforato gli 8.504 euro per una decina di euro, perché non può percepirla chi non presenta i requisiti idonei, come più volte affermato dal numero uno dell’INPS, Antonio Mastrapasqua. Requisiti, tra l’altro, che vengono puntualmente ricordati dall’INPS mediante delle lettere inviati ai pensionati stessi, dove viene specificato che comunque la verifica dei limiti reddituali avviene ex post.
Ipotesi di rateizzazione – Il ministro del Lavoro, rispondendo a una richiesta avanzata dall’onorevole Cesare Damiano in occasione del question time, ha affermato che “negli anni passati il dilazionamento delle somme veniva normalmente fatto in cinque mesi. In considerazione - questo sì che è un elemento di novità - del fatto che viviamo momenti difficili, e che quindi i pensionati possono essere la parte più debole di una generale sofferenza in cui una larga parte della popolazione si trova, l'INPS ha deciso di dilazionare la restituzione dovuta, e quindi non cancellabile, su 12 mesi. Ma io stessa ho chiesto all'INPS se non fosse il caso di rivedere il suo orientamento e, magari, di diluire ancora di più la restituzione”. Nei giorni scorsi, infatti, si è ipotizzata una rateizzazione in 24 mesi.
Verifiche più rapide – Sul fronte delle verifiche, invece, la Fornero chiede una maggiore snellezza del meccanismo di verifica dei redditi, attraverso un coinvolgimento continuo da parte dell'Agenzia delle Entrate. Tuttavia, il ministro tiene a precisare che la verifica dei termini stabiliti dalla legge si riferisce a “cinque anni, e qui stiamo parlando di una verifica su tre anni, proprio per la sgradevolezza di vedersi richiedere la restituzione di somme dopo tre anni”. Tutte ipotesi, dunque, a cui devono seguire i fatti visto che si sta parlando di pensionati titolari di un reddito inferiore ai 8.504 euro e che con l’attuale crisi economica si trovano in condizione di povertà estrema.