6 febbraio 2012

Riforma del lavoro anche senza i sindacati

Il ministro Fornero accelera sulla riforma del lavoro. Sarà fatta entro fine mese e con chi ci sta.
Autore: Redazione Fiscal Focus

Premessa – Al termine del secondo round sulla riforma del lavoro, tenutosi il 2 febbraio scorso a Palazzo Chigi, è apparso a tutti chiaro non solo che si arriverà ad un disegno di legge in tempo breve (entro fine mese), ma anche che il ministro del Welfare, Elsa Fornero, andrà avanti con o senza le parti sociali: “vogliamo prendere il treno della riforma. Se lo facciamo tutti insieme siamo contenti, altrimenti il governo cercherà comunque di farlo”. In sostanza, gli obiettivi intermedi che le parti sociali si sono prefissate sono quattro: contrasto alla precarietà mediante una maggiore flessibilità in entrata; riordino degli ammortizzatori sociali; potenziamento dell’apprendistato e revisione parziale sull’art. 18. Mentre l’ipotesi del contratto unico viene di fatto accantonata, privilegiando appunto il canale dell’apprendistato per l’inserimento dei giovani ne mondo del lavoro.

Licenziamenti – Come si è potuto ampiamente immaginare, l’argomento più discusso fra gli imprenditori ed i sindacati è stato l’art. 18, ovvero l’impossibilità per il datore di lavoro di licenziare il lavoratore per giusta causa o giustificato motivo nelle unità produttive con più di 15 dipendenti. Su questo punto il ministro Fornero sembra di voler restringere il campo di licenziamento illegittimo solo per atti discriminatori (per es. motivi politici, religiosi, razziali, di genere, maternità, matrimonio, ecc.). Mentre, in caso di licenziamenti per motivi economici, non è più previsto il reintegro del lavoratore, ma verrà erogata solamente un'indennità in denaro (calcolata in base all'anzianità e al livello di retribuzione). Opzione che varrebbe solo per i neo assunti.

Flessibilità in entrata – Al contrario, su questo punto si è potuto riscontrare una sostanziale convergenza fra le parti. Infatti, si è d’accordo nell’alimentare una “flessibilità buona” combattendo le finte partite IVA che sono i veri nodi da sciogliere per incrementare l’occupazione. Inoltre, il ministro del Welfare si è detto disponibile a sperimentare nuove formule contrattuali che possano essere funzionali sia durante cali di attività, sia nel passaggio dal vecchio al nuovo modello di lavoro.

Ammortizzatori sociali – Altro argomento trattato riguarda il riordino degli ammortizzatori sociali, mediante una più uniforme distribuzione delle tutele. Ciò si traduce in CIGO e CIGS più brevi rispetto a quelli attuali, creando un meccanismo più stringente per evitare che il lavoratore in cassa integrazione non rifiuti un posto di lavoro che gli venga offerto. Inoltre, il ministro del Welfare ha proposto di estendere a tutti il sussidio per chi perde il posto di lavoro, senza però causare ulteriori costi allo Stato e senza aumentare il costo del lavoro delle imprese.

Apprendistato e formazione - Al posto del contratto unico, idea rifiutata ed archiviata, c’è invece l’ipotesi di un potenziamento del contratto di apprendistato, uno dei pochi contratti che sta riscontrando un buon successo grazie al nuovo T.U. (D.Lgs. 167/2011) e alla decontribuzione per i datori di lavoro previsto dalla Legge di Stabilità 2012 (L. n. 183/2011). Al riguardo, il ministro Elsa Fornero precisa che, dovrà essere rafforzata la parte formativa dei giovani, compito che a livello pubblico spetterebbe alle Regioni, ma in realtà esistono anche enti privati che potrebbero dare un contributo importante in tal senso.

Politiche attive del lavoro – Infine, le parti sociali hanno discusso anche in merito alle politiche da attuare al fine di migliorare l’incontro tra la domanda e offerta di lavoro. Infatti, oggi ci sono realtà pubbliche importanti come: i Centri per l'impiego (cioè gli ex uffici di collocamento) e le Agenzie private di intermediazione, a cui bisogna dare un aiuto al fine di rendere più efficace ed efficiente la ricerca e selezione del personale, intermediazione di manodopera ed outplacement.

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