21 maggio 2015

Riforma pensioni. Maggiore flessibilità in uscita

Assegni pensionistici più bassi in cambio di un’uscita pensionistica anticipata: ecco il piano del Governo

Autore: Redazione Fiscal Focus
Pensioni più flessibili. È questa in sostanza l’idea di fondo che nelle ultime ore sta circolando sul banco dei tecnici del Governo al fine di attenuare alcune rigidità della manovra Monti-Fornero (L. n. 214/2012). Le prime ipotesi di intervento parlano di un’anticipazione di ben 4 anni, quindi a 62 anni, rispetto alle regole vigenti che prevedono la pensione di vecchiaia: a 66 anni e 3 mesi per gli uomini; a 63 e 9 mesi per le lavoratrici del settore privato e 64 anni e 9 mesi per il settore autonomo. Tuttavia, il prezzo da pagare in caso di uscita anticipata è la riduzione dell’assegno pensionistico, che potrebbe oscillare tra una percentuale del 20-30 percento.

Sul punto, il premier Renzi ha affermato che l’impegno del Governo è di liberare dalla riforma Fornero “quella parte di popolazione che accettando una piccola riduzione può andare in pensione con un po’ più di flessibilità”. La riforma previdenziale vedrà luce nella prossima Legge di Stabilità.

Pensionamenti flessibili
– Anche se ancora il Governo non ha scelto i mezzi per anticipare l’uscita pensionistica, il piano probabilmente partirà dal disegno di legge Damiano (ddl 857) che prevede il "raffreddamento" della quota di assegno calcolata con il vecchio metodo retributivo in funzione dell'età anagrafica e di quella contributiva in cambio di un'uscita a partire dai 62 anni e 35 di contributi.

Tale meccanismo prevede un principio secondo il quale la riduzione dell’assegno pensionistico decresce gradualmente al crescere dell'età anagrafica e/o di quella contributiva sino ad azzerarsi in corrispondenza dei 66 anni di età.

Metodo contributivo
– Altra proposta sul banco è l’applicazione del metodo contributivo per chi intende anticipare la pensione. Dal 2016, infatti, entreranno in vigore i nuovi coefficienti di trasformazione che ridurranno ancora l’importo delle pensioni contributive e le quote contributive di quelle miste in considerazione dell’aumento della speranza di vita di altri quattro mesi. In altri termini, si tratterebbe di una sorta di estensione dell'opzione donna che già oggi permette alle lavoratrici con 57 anni di età e 35 anni di contributi di poter lasciare il lavoro con il trattamento pensionistico calcolato interamente sulla base dei contributi versati.

Secondo le prime stime, l’eventuale penalizzazione ad hoc sulla parte “retributiva” del montante produrrebbe un alleggerimento di un ulteriore 12% dell’assegno con l’uscita anticipata di 4 anni.

Qui INPS – Sul punto, il Presidente dell'INPS, Tito Boeri, ha ribadito che a giugno l'Istituto previdenziale elaborerà una propria proposta organica di riforma della previdenza e dell'assistenza all'interno della quale ci saranno meccanismi per rendere più flessibili le uscite e per introdurre il tanto chiacchierato reddito minimo.

In particolare, Boeri partirà dal concetto secondo il quale bisognerebbe diminuire il gap attuale tra chi si colloca in pensione secondo il sistema retributivo e chi con quello contributivo. Quest’ultimo, infatti, prevede un assegno pensionistico più basso a fronte di un’età anagrafica minore, in quanto la pensione è calcolata sulla base dei contributi versati.
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