10 febbraio 2015

Tfr in busta paga. Arriva il modello Qu.I.R.

I lavoratori che intendono ricevere il Tfr in busta paga dovranno consegnare al datore di lavoro il modello Qu.I.R.

Autore: Redazione Fiscal Focus
L’importantissima data del 1° marzo 2015 - a partire dalla quale i lavoratori privati possono chiedere la monetizzazione immediata del loro Tfr in busta paga - è alle porte e con essa anche il Dpcm che dovrà disciplinarne gli aspetti tecnici. Il decreto, attualmente al Consiglio di Stato per l’ok definitivo, è composto da una dozzina di pagine tra le quali spunta il fac-simile del modulo che i lavoratori dovranno utilizzare per l’anticipo del Tfr: denominato modello Qu.I.R. “Quota maturanda del Trattamento di fine rapporto come parte integrativa della Retribuzione”.

Tfr in busta paga
– La Legge di Stabilità (L. n. 190/2014) all’art. 1 c. 26-34 ha introdotto una misura particolarmente interessante in favore dei lavoratori del settore privato. Infatti, accanto alla possibilità di poter destinare il Tfr in un fondo di previdenza complementare oppure di mantenerlo semplicemente in azienda per fruirne in caso di interruzione del rapporto di lavoro, il governo Renzi ha introdotto una terza possibilità: ossia quella di poter anticipare, su base volontaria, il proprio trattamento di fine rapporto (ora chiamato “PIR”, ossia parte integrativa di retribuzione) mensilmente in busta paga.
La misura, introdotta in via sperimentale, vale per un triennio, ossia dal 1° marzo 2015 fino al 30 giugno 2018 (40 mesi in tutto). Mentre il Tfr maturando, cioè quello che va in busta paga, dipende dal momento in cui si fa la scelta. Quindi, niente da fare per il Tfr maturato ante 1° marzo 2015, il quale non potrà essere monetizzato e dovrà essere lasciato in azienda oppure destinato in un fondo di previdenza complementare.
Inoltre, altra cosa su cui prestare massima attenzione è l’irrevocabilità della scelta. Infatti, la scelta, se effettuata, non può più essere revocata e resterà operativa fino al 30 giugno 2018.

Condizioni –
Affinché il lavoratore possa ricevere il Tfr in busta paga, deve avere un’anzianità di servizio minima di 6 mesi presso lo stesso datore di lavoro. Nel computo, in particolare, occorre tenere conto del rapporto di lavoro in corso, quindi non assumono rilevanza eventuali periodi pregressi relativi a precedenti contratti anche se svolti presso lo stesso datore di lavoro.
I datori di lavoro obbligati al pagamento in busta paga sono i datori di lavoro privati con esclusione di quelli del settore agricolo, datori di lavoro domestico e di quelli sottoposti a procedure concorsuali, nonché per coloro che versano in situazione di crisi ai sensi dell’articolo 4 della Legge n. 297 /1982.

Modello Qu.I.R.
– I datori di lavoro, una volta ricevuto il modulo Qu.I.R. dal lavoratore, procederanno all’inserimento in busta paga della quota maturanda. In particolare, le tempistiche di liquidazione del Tfr si differenziano in base alle dimensioni dell’azienda in questione; infatti, per coloro che occupano almeno 50 lavoratori, la quota confluirà in busta paga mensilmente; per quelle al di sotto invece ogni tre mesi.
La finalità è quella di consentire a queste ultime di poter avere il tempo di accedere, se lo riterranno, al finanziamento agevolato previsto.
In particolare, tali datori di lavoro che occupano fino a 49 addetti, possono fare richiesta di finanziamento agevolato alle banche e altri intermediari finanziari che aderiranno all’apposito accordo quadro che dovrà essere stipulato dal ministro dell’Economia e delle Finanze e da quello del Lavoro con l’ABI.
Si tratta di un finanziamento agevolato il cui tasso non potrà essere superiore al tasso di rivalutazione del TFR calcolato ai sensi dell’articolo 2120 c.c. e sarà garantito da apposito fondo presso l’INPS e anche dallo Stato.

Tassazione ordinaria – Infine, è utile ricordare che la parte di Tfr che andrà mensilmente in busta paga, verrà tassata secondo l’aliquota marginale Irpef ordinaria e non in base alla tassazione separata. Ciò comporta delle valutazioni a priori da parte dei lavoratori, in quanto l’operazione risulterà sconveniente per i redditi medio-alti.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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