Premessa – È tempo di modifiche al Ddl Stabilità 2015. Nei giorni scorsi infatti, sono stati posti all’esame presso la Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione circa 3.700 emendamenti, di cui 1.600 giudicati inammissibili; a conti fatti, quindi, ne rimangono circa 2.000, che dovranno essere ulteriormente ridotti, a circa 500. Molte sono le modifiche proposte sul fronte giuslavoristico: a partire dal tema scottante dell’anticipo in busta paga del TFR, fino ad arrivare alla stabilizzazione del bonus 80 euro, nonché alla decontribuzione per i neoassunti. Altre proposte sono state previste anche sulla tassazione dei Fondi pensione e sulla dotazione finanziaria degli ammortizzatori sociali. Vediamoli nel dettaglio.
TFR in busta paga – Partendo dall’anticipo del TFR in busta paga, inizialmente il Pd aveva chiesto una tassazione più agevolata rispetto a quella ordinaria, ossia un sistema di tassazione separata, ovvero non cumulabile con il resto dell'imponibile. La proposta, però, è stata giudicata inammissibile dalla commissione Bilancio della Camera, in quanto manca la necessaria copertura. Altri emendamenti invece, quattro presentati dal Pd, due dal M5S e uno di Fi, chiedono la cancellazione totale della misura. Si rammenta, al riguardo, che il Governo intende introdurre la “facoltà” per il lavoratore di poter anticipare su base volontaria il proprio trattamento di fine rapporto (ora chiamato “PIR”, ossia parte integrativa di retribuzione) in busta paga. La misura che s’intende introdurre in via sperimentale vale per un triennio, ossia dal 1° marzo 2015 fino al 30 giugno 2018 (40 mesi in tutto). La scelta, se effettuata, non può essere revocata e resterà operativa fino al 30 giugno 2018. Mentre la tassazione che si applica sulla PIR è quella ordinaria e non è imponibile ai fini previdenziali. La facoltà riguarda esclusivamente: i lavoratori del settore privato con anzianità di servizio di almeno 6 mesi presso lo stesso datore di lavoro e i lavoratori che hanno già deciso di destinare il Tfr ai fondi di previdenza integrativa. In questo caso, hanno la possibilità di revocare la precedente scelta per ricevere il Tfr in busta paga. Restano fuori dalla novità: i lavoratori pubblici; i lavoratori domestici ed i lavoratori agricoli. Sono, inoltre, esclusi anche i datori di lavoro in crisi o soggetti a procedure concorsuali.
Bonus 80 euro – Sul fronte del famoso “bonus 80 euro”, le proposte di modifica vanno verso una restrizione dei percettori. Infatti, la minoranza del Pd intende erogare il credito d’imposta solo ai “redditi bassi”; in altre parole, si prevede “un credito che non concorre alla formazione del reddito di importo pari a 960 euro per i percettori di reddito appartenenti a nuclei familiari il cui Isee non superi i 15mila euro e pari a 480 euro per quelli fra i 15mila euro e i 16mila euro”. Il D.L. n. 66/2014 invece, eroga il bonus Irpef:
• nella misura intera pari a 960 euro annui, a condizione che il reddito lordo annuo complessivo, conseguito dal lavoratore nel periodo d’imposta, con esclusione di quelli soggetti a tassazione separata, non superi i 24.000 euro;
• in misura decrescente fino ad azzerarsi al raggiungimento dei 26.000 euro di reddito, secondo la seguente proporzione: (26.000 - reddito complessivo ) / 2.000.
Decontribuzione neoassunti – Tanti sono anche gli emendamenti proposti sul fronte della decontribuzione per i neoassunti. Attualmente il Ddl Stabilità 2015 garantisce la totale decontribuzione in favore dei datori di lavoro i quali intendono assumere, nel periodo 1° “gennaio-dicembre 2015”, nuovi lavoratori a tempo indeterminato. L’importo massimo agevolabile è pari a 8.060 euro e ha durata triennale (36 mesi). Ad essere agevolate sono esclusivamente le assunzioni dei datori di lavoro del settore privato, con esclusione del settore agricolo. L’agevolazione, inoltre, non varrà per: i lavoratori domestici e per gli apprendisti. Restano altresì escluse le assunzioni di lavoratori che nei sei mesi precedenti sono stati occupati con contratto a tempo indeterminato “presso qualsiasi datore di lavoro” e non spetta alle persone che abbiano già avuto benefici su assunzioni a tempo indeterminato. Ne consegue che il lavoratore assunto deve essere alla ricerca di prima occupazione o disoccupato da almeno sei mesi o con contratti di lavoro diversi da quello standard a tempo indeterminato. Inoltre, l’agevolazione non è accessibile per i lavoratori che fanno parte di imprese collegate o controllate. Ora, gli emendamenti presentati mirano a sostituire integralmente l’art. 12 che contiene la suddetta misura proponendo innanzitutto che la misura dell’incentivo sia del 10% e l’estensione dell’agevolazione sulle nuove assunzioni effettuate anche nel 2016: in tal caso, la durata dell’esonero dei contributi INPS sarebbe di 24 mesi anziché di 36 così come previsto per quelle effettuate nel 2015. Numerosi emendamenti mirano invece, ad estendere l’agevolazione anche per le assunzioni effettuate nel settore dell’agricoltura. Quanto al saldo positivo di occupazione che i datori di lavoro devono realizzare nel periodo temporale per il quale è riconosciuto il beneficio, un emendamento propone che le assunzioni devono comportare un incremento occupazionale netto calcolato sulla base della differenza tra il numero dei lavoratori rilevato in ciascun mese e il numero dei lavoratori mediamente occupati nei dodici mesi precedenti all'assunzione.
Fondi pensione e ammortizzatori sociali – Per quanto concerne la tassazione sui Fondi pensione, che sono stati aumentati fino al 26%, la maggioranza dei partiti chiedono la soppressione dei rincari previsti, riducendo il prelievo al 20%. Infine, è stato chiesto di destinare un aumento dei ammortizzatori sociali (da 2 a 2,7 miliardi) per il 2015.