13 gennaio 2015
13 gennaio 2015

17:10 - Trecento ebrei italiani tornati in Israele nel 2014: a spaventarli non è il terrorismo ma la crisi

Dall'Italia gli ebrei non scappano per paura, non si sentono minacciati da attentati terroristici o altro. Il fenomeno del ritorno in Israele, chiamato Aliah, è dovuto invece principalmente dalla crisi economica. Il 2014 ha registrato il numero più alto di ebrei rientrati in Israele dall'Italia negli ultimi 40 anni: fino allo scorso ottobre si sono avuti 300 nuovi immigrati, un numero notevole se si pensa che rappresenta circa l'uno per cento della comunità che vive in Italia.

"Nessuno ha paura e nessuno si sente minacciato - dice all'Adnkronos Fabio Perugia, portavoce della Comunità ebraica romana - per noi l'Italia è un'isola felice e gli italiani sono fondamentalmente brave persone. Certo, poi qualcuno poco intelligente lo trovi ovunque".

"La crisi è una delle ragioni per la quale gli ebrei, in difficoltà, lasciano l'Italia, ma un'altra ragione è lo studio. Molti giovani dopo il liceo - spiega ancora Perugia - decidono di frequentare l'università in Israele, e i genitori spesso li seguono. Ed ecco altri che migrano in Israele. Ma non per paura di attentati o altro".

"Nel nostro paese la comunità ebraica non si sente minacciata, ribadisco. Al contrario di quanto avviene in Francia, a Parigi ad esempio, dove le autorità ci sconsigliano di muoverci in periferia indossando la kippah perché rischiamo di essere vittime di aggressioni. In Italia - aggiunge Perugia - questo non accadrà mai. Gli ebrei possono muoversi liberamente, possiamo esprimere la nostra identità senza temere aggressioni".

D'altra parte, sottolinea il portavoce della Comunità ebraica romana, "abbiamo un rapporto con le istituzioni solidissimo e una collaborazione con le forze dell'ordine intensa e continuativa. Siamo una comunità, in particolare a Roma, radicata da oltre mille anni - conclude - e poi, non è dimenticare, che abbiamo un dialogo aperto con il cristianesimo".

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