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La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27572 del 16 ottobre 2025, ha stabilito che la pensione di anzianità è incompatibile con qualsiasi attività lavorativa, anche svolta “in nero”. Il lavoratore che non comunica all’INPS tale attività perde il diritto alla pensione e deve restituire le somme percepite. Nel caso di un dipendente sindacale irregolare, la Corte ha confermato la richiesta di rimborso dell’INPS e l’annullamento della contribuzione figurativa. Non sussiste alcun “diritto acquisito” su contributi accreditati per errore: nessun beneficio può derivare da situazioni non veritiere o da omissioni verso l’ente previdenziale.