Nonostante durante la pandemia il ricorso allo smart working era diventato diffusissimo, mantenendo numeri alti anche nei mesi successivi, la tendenza sembrerebbe ora in fase di inversione: da 7 milioni, stando ai dati di Inapp, ora il lavoro agile riguarderebbe solo il 14,9% dei dipendenti, poco meno di 3 milioni di persone. A rendere il ricorso al lavoro da remoto meno agevole sono soprattutto i costi delle bollette e la mancanza di pacchetti utenze che sostituiscano i buoni pasto per gli smart worker. Allo stesso tempo, ne inibisce il ricorso anche la legislatura, nonostante le recenti semplificazioni della pratica. Lo smart working richiede poi un processo di adattamento nello stile manageriale, ancora legato a vecchi sistemi soprattutto per le aziende di piccole dimensioni, quelle più numerose nel tessuto economico italiano.
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