A risentire dell’inflazione è anche il potere contrattuale dei mutuatari: la costante crescita dei costi ha infatti portato una complessiva riduzione delle spese per chi si trova ad acquistare una casa. La diminuzione del reddito reale, a fronte del sempre crescente divario tra salari e inflazione, ha fatto scendere l’importo medio richiesto da 141 a 132 mila euro. Con il ridimensionamento della liquidità a disposizione, si è così arrivati a un finanziamento in percentuale maggiore. Il valore del prestito rispetto all’immobile, infatti, è cresciuto in media dal 61,3% al 67,8%. In crescita anche la durata media dei mutui, salita da 22 a 24 anni, così come le richieste medie per classi di reddito salite da 2200 euro a 2743 euro al mese. Di fatto, per acquistare un immobile di minor valore serve più reddito, chiedendo più soldi in prestito e indebitandosi per più anni.
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