18 settembre 2023

Affitti brevi a scopo turistico, nuove regole

Dopo New York anche l’Italia si prepara a una stretta

Autore: Antonio Tursi
L’Italia cerca di regolamentare quella che è la giungla degli affitti turistici per brevi periodi, così come ha già fatto la città di New York adeguandosi alla tendenza delle città metropolitane mondiali più importanti.

L’ufficio legislativo del Ministero del Turismo ha inviato alle associazioni che hanno partecipato ai lavori di discussione in questi mesi, la nuova bozza del disegno di legge sugli affitti brevi con l’obiettivo di “fornire una disciplina uniforme a livello nazionale nonché di contrastare il fenomeno dell'abusivismo nel settore”. Cambio di rotta quindi rispetto a quello che si leggeva nella bozza di maggio “fornire una disciplina uniforme a livello nazionale volta a fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento".

Cosa prevede la bozza del ddl affitti brevi “disciplina delle locazioni di immobili ad uso abitativo per finalità turistiche” nello specifico - Il ddl interviene nella durata escludendo gli affitti per una sola notte. Gli affitti brevi nei centri storici dei comuni capoluoghi delle città metropolitane, non possono avere una durata inferiore a due notti consecutive. Per chi non rispetta questo vincolo temporale, sono previste multe fino a 5mila euro.

La residenza della parte conduttrice non può essere ubicata nella stessa unità immobiliare utilizzata a fini turistici, ma le due cose devono essere separate e differenti.

Il contratto di locazione viene stipulato direttamente da colui che la detiene legittimamente o tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, ovvero soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di una struttura con persone che dispongono di unità immobiliari da locare.

Inoltre, l'affitto per finalità turistiche può eventualmente avere ad oggetto prestazioni accessorie, quali la fornitura di biancheria e il servizio di pulizia dei locali.

Non si possono avere più di due appartamenti in regime fiscale agevolato per gli affitti brevi svolti per finalità turistiche. Rispetto alla precedente norma che prevedeva non più di quattro appartamenti è stata accolta la richiesta dei sindaci di diminuire il numero degli appartamenti che possono godere del regime fiscale agevolato delle locazioni brevi, infatti, superato tale tetto si presume che l'attività venga svolta in forma imprenditoriale.

Obbligo del Cin (Codice identificativo nazionale) per gli affitti brevi. Al fine di assicurare la tutela della concorrenza, della sicurezza del territorio e per contrastare forme irregolari di ospitalità, il Ministero del turismo assegna, tramite apposita procedura automatizzata, un codice identificativo nazionale (Cin) ad ogni unità immobiliare ad uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche. Chiunque concede in locazione un immobile ad uso abitativo per finalità turistiche privo di Cin è punito con la sanzione pecuniaria da 800 euro a 8.000 euro. A differenza di maggio, dunque, il Cin viene collegato all'immobile e non si specifica se può essere chiesto dal proprietario o da un gestore.

Viene esteso l'obbligo di riscuotere l’imposta di soggiorno anche ai “soggetti che svolgono attività di intermediazione immobiliare e di gestione di portali telematici qualora abbiano incassato il canone o il corrispettivo, ovvero siano intervenuti nel pagamento dei predetti canoni o corrispettivi, in relazione ai contratti di locazione per finalità turistiche di cui alla presente legge nonché ai contratti di albergo, alloggio, o comunque diversamente denominati, conclusi con le strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere”.

"È vietato concedere in locazione unità immobiliari ad uso abitativo per finalità turistiche prive dei requisiti igienico-sanitari e di sicurezza degli impianti, stabiliti dalla normativa vigente, pena l’applicazione delle sanzioni ivi previste". Quindi per chi affitta per brevi periodi una casa a fini turistici è obbligatorio comunque attenersi alle norme per la prevenzione degli incendi e inoltre avere tutti gli impianti a norma con la segnaletica di sicurezza e anche con dispositivi per la rilevazione del monossido di carbonio.

Le reazioni del Ministro, dei sindaci e delle associazioni di categoria - Daniela Santanchè, ministro del Turismo, ha dichiarato: "Sono molti anni che si aspettava un intervento specifico e non mi sembra che nessuno, prima di noi, né la sinistra che è stata per 10 anni al governo, né quei sindaci che oggi chiedono interventi urgenti, abbiano mai voluto affrontare una questione riguardante un tema così complesso e spinoso. Abbiamo invece affrontato la situazione degli affitti brevi in tempi non sospetti avviando, già mesi fa, tavoli di confronto con associazioni di categoria e degli inquilini, le Regioni e i sindaci delle città metropolitane, pur di arrivare ad una proposta il più possibile condivisa".

Dario Nardella, il sindaco della città dell’arte per eccellenza, commenta positivamente il limite a due alloggi imposto dal ddl anche se mette in evidenza che per essere più efficace bisognerebbe estenderlo a tutti i presenti sulla piattaforma on line.

Inoltre, sarebbe necessario come chiede Giuseppe Sala, il sindaco di Milano, e molti altri sindaci, riflettere su un punto che non è nel disegno di legge ovvero la “zonizzazione”, poteri specifici dati ai comuni che in determinati periodi potrebbero limitare temporaneamente gli affitti turistici in determinate zone della città a particolare valore storico. Come succede a New York dove si riporta all’origine il concetto di sharing economy e la piattaforma Airbnb è limitata solo agli appartamenti con all’interno i proprietari. Solo così si riuscirebbe a contrastare il caro affitti di alcune zone e la perdita di identità culturale e sociale dei centri storici.

Le associazioni di categoria, invece, restano del tutto contrari al ddl.

L’Aigab, la Confedilizia, la Fiaip e la Prolocatur hanno espresso il più totale dissenso, affermando che la proposta vuole contrastare l’ospitalità in casa a vantaggio di quella alberghiera, inserendo infatti alcuni requisiti, obblighi, divieti e limitazioni di impossibile applicazione. Per esempio, il divieto di affitto per una sola notte, oppure l’imposizione di alcuni adempimenti che sono gli stessi di quelli previsti per gli hotel (estintore, rilevatore monossido di carbonio, segnaletica di sicurezza), o ancora l’obbligo a diventare imprenditore per chi dia in locazione breve più di due immobili, ed essere passibile di pesanti sanzioni per meri obblighi formali. Tutto questo, per le associazioni, sembrerebbe minare il diritto costituzionale di poter affittare liberamente il proprio immobile.

Vediamo cosa cambierà con il disegno di legge proposto dal ministero del Turismo sugli affitti brevi se dovesse diventare norma, è ancora presto per dirlo ma di certo il governo dovrà prestare attenzione a molti paletti costituzionali.
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