21 luglio 2021

Cdm: green pass obbligatorio e nuovi parametri per i colori delle Regioni

Una delle questioni chiave del Consiglio dei Ministri, previsto per giovedì 22 luglio, riguarderà l’approvazione del green pass obbligatorio, anche in zona bianca, per poter accedere nei luoghi a rischio assembramento, in modo da evitare un ulteriore lockdown, considerando il nuovo incremento dei contagi da Covid-19 dovuto alla variante Delta e l’andamento a rilento della campagna vaccinale.

Nel dettaglio, si discute ancora in merito ai ristoranti al chiuso, per i quali, probabilmente, sarà disposto un “green pass leggero” ovvero rilasciato a coloro ai quali è stata somministrata una sola dose di vaccino oppure che dispongano di un tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti.

I presidenti di Regione hanno approvato la proposta del certificato verde obbligatorio, definendo una lista dei posti in cui l’uso del green pass risulta indispensabile:
  • grandi eventi sportivi e di spettacolo;
  • discoteche;
  • fiere;
  • congressi.

Il governo, inoltre, inserirà nella lista anche i mezzi di trasporto: treni a lunga percorrenza, navi e aerei.
Si precisa che l’obbligo del certificato verde non solo permette alle attività di rimanere aperte, nell’eventuale peggioramento della situazione epidemiologica ma fornisce la possibilità di una maggiore capienza nei luoghi al chiuso come cinema e teatri, in cui tutti i posti potranno essere occupati.

Per quanto concerne l’obbligo vaccinale per insegnati e collaboratori scolastici, non è stato ancora trovato un punto d’incontro all’interno del governo, che attende, soprattutto, le indicazione del comitato tecnico scientifico, motivo per cui non sarà inserito nel prossimo decreto legge. Le Regioni, tuttavia, hanno richiesto di raccomandare alla vaccinazione i docenti e il personale scolastico e universitario, sia tecnico che amministrativo e, inoltre, nell’ eventualità di un focolaio a scuola, solo coloro in possesso del green pass potrebbero assistere alle lezioni in presenza.

Un ruolo centrale in tale scenario è quello di Confindustria che ha proposto, non in modo ufficiale, l’obbligo del green pass per accedere ai luoghi di lavoro. Il quotidiano Tempo ha divulgato un’email inviata dal direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti, ai direttori del sistema industriale, all’interno della quale esplica la posizione alquanto favorevole dell’organizzazione industriale. Il timore di una nuova ondata di Covid-19, un nuovo fermo della produzione, una nuova cassaintegrazione, sono delle eventualità da evitare, motivo per cui si ipotizza la sospensione per i lavoratori no vax ai quali sarà vietato di svolgere delle mansioni che potrebbero mettere a rischio i colleghi.

In particolare, nell’email, Confindustria evidenzia come l’esibizione di un certificato verde digitale, dovrebbe essere basilare in un rapporto lavorativo fondato su correttezza e buona fede. Nei casi che lo permettono si potrebbero affidare al lavoratore non vaccinato compiti differenti da quelli eseguiti normalmente, erogando la relativa retribuzione, ma nell’eventualità in cui non fosse possibile, il datore dovrebbe essere legittimato a non ammettere il dipendente al lavoro con conseguente sospensione della retribuzione in caso di allontanamento dall’azienda. Tale soluzione risulta essere estrema, ma Confindustria esplica come la tutela della salute sia un diritto inviolabile dei lavoratori.

Inoltre, Francesca Mariotti, rende noto che molte imprese hanno fatto presente che una percentuale significativa di lavoratori sceglie liberamente di non sottoporsi alla vaccinazione, aumenta, dunque, di conseguenza, il rischio di contrarre il virus e di contagiare gli altri colleghi di lavoro con cui condividono l’ambiente lavorativo. Tale scenario influisce, significativamente, nell’incremento dei contagi.

La proposta non è stata ancora valutata con i sindacati ma si prospetta difficile che siano favorevoli all’obbligatorietà generalizzata dal vaccino. Tra le organizzazioni imprenditoriali, invece, le opinioni sono discordanti, da una parte Donatella Prampolini, presidente Fida Confcommercio, si esprime a favore, sottolineando il proprio impegno per disporre dei vaccini in azienda, per cui, in questo momento, i dipendenti devono considerare la vaccinazione come un impegno civico, con il fine di raggiungere l’immunità di massa e superare la pandemia. Dall’altra parte, il segretario generale Confesercenti, Mauro Bussoni, si dice d’accordo sulla necessità di vaccinare il maggior numero possibile di dipendenti ma al contempo evidenzia quanto sia importante cercare una soluzione in accordo con i sindacati dei lavoratori. Alleanza Cooperative, invece, non si è espressa in merito alla questione, tuttavia ha incentivato molto la campagna vaccinale negli ultimi mesi, valutando l’ipotesi di un obbligo vaccinale per i dipendenti più esposti al rischio e, d’altra parte, ha sottolineato come l’organizzazione utilizzata fin ora, con controlli settimanali sui dipendenti, abbia assicurato un buon livello di sicurezza.

L’unanimità non è presente neanche tra i giuristi, per esempio il presidente del Cnel, Tiziano Treu, precisa che per richiedere il green pass per accedere ai luoghi di lavoro, è necessario che le condizioni di rischio siano verificate e documentate, poiché ci sono altrettanti posti di lavoro in cui il distanziamento sociale può essere garantite nel modo più assoluto.
Un altro argomento cruciale che sarà affrontato nell’imminente Consiglio dei Ministri, sarà l’introduzione di nuovi parametri per determinare i cambi di colore delle Regioni, infatti, il tasso dei contagi ogni 100 mila abitanti, utilizzato fin ora, risulta non essere più valido. A tal proposito, il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha chiarito che l’andamento della campagna di vaccinazione permette di aggiornare gli indicatori a cui è correlata l’assegnazione dei colori alle diverse zone e le corrispondenti misure di restrizione.

In merito ai nuovi criteri, sembra che sia stata trovata un’intesa tra le Regioni e il governo, favorevoli a considerare la situazione all’interno degli ospedali, tant’è che il passaggio dalla zona bianca a quella gialla avverrà se si verificherà uno dei due scenari:
  • occupazione del 15% dei posti in terapia intensiva;
  • occupazione del 20% dei posti nei reparti ordinari.

Recentemente, il ministro della Salute, Roberto Speranza, aveva dichiarato come fosse più funzionale considerare, in modo più significativo, il tasso di ospedalizzazione nella classificazione dei colori delle Regioni, considerando l’aumento del numero dei vaccinati. Il governo, tra l’altro, valuta anche la possibilità di definire un numero minimo di tamponi da effettuare settimanalmente in modo da migliorare il sistema di tracciamento e garantire un controllo più minuzioso delle persone positive al Covid-19.

Un ulteriore argomento al vaglio del Consiglio dei Ministri sarà la questione della proroga dello stato d’emergenza al 31 ottobre o al 31 dicembre. La scadenza era prevista per il 31 luglio, ma alla luce del nuovo aumento dei contagi si valuta di posticiparla in modo da gestire la pandemia nel miglior modo possibile.
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