Crowdfunding, parola intraducibile in italiano ma che, volendo dare una giusta connotazione, significa “finanziamento della folla”. Nella sua accezione generale viene accomunato alla colletta, quella classica alla quale possiamo fare riferimento anche ripensando ai ragazzini quando raccolgono i soldi per comprare magari un pallone per giocare. Nell’ambito applicativo, sia in chiave di possibilità per le persone che per le aziende, rappresenta un metodo di raccolta fondi dal web. Alla base ciò che anima qualsiasi progetto di crowdfunding è sicuramente l’idea o l’attività d’impresa, a seconda se parliamo di modelli reward/donation o equity (tra poco vedremo le differenze) collegata alla community di riferimento che determina il successo o meno di ogni campagna.
Ma partiamo dall’inizio dicendo che il crowdfunding si è sicuramente sviluppato in maniera esponenziale negli Stati Uniti e comunque all’estero, prima che in Italia. Ma perché, nonostante noi fossimo partiti per primi, poi siamo stati superati dagli stranieri? La risposta è più semplice di ciò che si può pensare. Semplicemente perché abbiamo continuato a pensare per anni che il “sistema” non funzionasse, che fosse troppo complesso e soprattutto che non fosse un lavoro nel quale impegnarsi per raccogliere fondi ma che bastasse mettere on line una campagna di crowdfunding per raccogliere fondi.
Questa scarsa applicazione e poca volontà nel capire le potenzialità ci hanno portato a risultati lusinghieri, soprattutto grazie all’incremento degli ultimi 2 anni, seppure con risultati decisamente lontani rispetto a note piattaforme.
Per riprendere quanto detto bisogna iniziare facendo delle distinzioni tra le varie tipologie:
- Donation, il tipico esempio è quello nel quale diamo dei soldi per una causa in cui crediamo, per aiutare qualcuno nel momento del bisogno o senza avere qualcosa in cambio, alcuna ricompensa. La donazione è, quindi, un atto liberale;
- Reward, è l’evoluzione della donazione, accessibile a tutti senza essere necessariamente essere costituiti in alcuna forma societaria o associazionistica. In questo caso a fronte di un progetto inserito su una piattaforma specifica, le persone possono contribuire ricevendo in cambio delle ricompense (ti do 50 euro e in quel taglio sono previsti oltre i saluti istituzionali dei gadget o dei prototipi di ciò per cui si chiedono i fondi, per esempio). La formula adottata è All or nothing, in cui il progettista (colui che promuove la campagna) se non raggiunge il budget previsto di raccolta non raccoglie alcun contributo e i soldi vengono restituiti ai donatori; oppure Keep it All in cui il progettista, indipendentemente dal raggiungimento del Goal (termine usato per definire la quota richiesta) raccoglie le donazioni ricevute;
- Equity, “ è una forma di investimento che consente alla “folla” di investitori (crowd) di finanziare startup innovative e piccole e medie imprese (sia innovative sia non) attraverso portali online autorizzati, erogando un contributo finanziario in cambio di quote societarie delle stesse imprese” (cit economyup);
- Real estate o crowdfunding immobiliare, una particolare formula che permette a vari investitori di partecipare al finanziamento di un progetto immobiliare sia di ristrutturazione, costruzione, acquisto in ambito residenziale o commerciale ricevendo in cambio una remunerazione del capitale;
- lending crowdfunding, anche conosciuto come social lending o P2P lending, è un finanziamento tra privati e consiste nel prestare denaro a persone o imprese in cerca di fondi destinati a progetti di crescita personale o professionale, a fronte di un interesse e del rimborso del capitale.
Queste sono le maggiori macroaree di riferimento ma non dimentichiamo il crowdfunding civico, principalmente usato dai Comuni, la rigenerazione urbana per progetti di riqualificazione e molti altri che da oggi ogni settimana tratteremo per spiegare le opportunità che uno strumento così semplice ed innovativo offre in ogni ambito.