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Nell’attesa della riforma fiscale continuano le proposte e i dibattiti ma, il Presidente del Consiglio Mario Draghi, sembra aver chiara la sua linea di intervento.
All’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si legge che la riforma fiscale è tra le azioni chiave per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese e in tal senso è parte integrante della ripresa che si intende innescare anche grazie alle risorse europee. Il Governo, si legge ancora nel testo, presenterà al Parlamento entro il 31 luglio 2021, una legge delega da attuarsi per il tramite di uno o più decreti legislativi delegati.
Nell’attesa, la riforma fiscale continua ad essere motivo di nuove proposte e di dibattito politico, recente occasione è stata la presentazione del Decreto Sostegni-bis. La certezza di cosa conterrà la nuova riforma del Fisco ancora non c’è, ma il Presidente del Consiglio non si fa attendere e inizia a porre i primi limiti. Non ci saranno né la flat tax e né la tassa sull’eredità.
La flat tax, nella locuzione italiana tassa piatta, è uno degli obiettivi maggiormente proposti da Matteo Salvini. Innanzitutto, è importante precisare che la flat tax è una forma di tassazione fiscale sui redditi che prevede un’aliquota unica. L’obiettivo principale di chi sostiene questo tipo di tassazione è quello di sostituire l’attuale sistema di imposizione fiscale progressivo IRPEF per aliquota a scaglioni, con una tassa piatta uguale per tutti, che nella proposta di Salvini corrisponderebbe al 15%.
Il principio di progressività è un principio sancito dall’art. 53 della Costituzione, secondo il quale il sistema tributario è ispirato a criteri di progressività, in termini più semplici, l’aliquota di imposizione deve crescere in modo proporzionale rispetto al reddito. Un soggetto che possiede di più paga di più progressivamente e proporzionalmente, e la riforma fiscale secondo Draghi dovrà salvaguardare tale principio, e perciò, la flat tax è bocciata dal Premier.
Una secca negazione del Presidente è stata ricevuta anche in relazione alla proposta del segretario del Partito Democratico Enrico Letta: la tassa sull’eredità.
L’obiettivo della proposta è quello di fornire una dote di 10mila euro alla metà dei 18enni italiani, una redistribuzione delle risorse finanziata dall’aumento della tassa di successione sulle eredità più ricche. Un modo, secondo il segretario, non solo di restituire ai giovani ciò che è stato tolto in questi anni, ma anche di abbattere quel divario esistente tra chi proviene da famiglie ricche e chi proviene da quelle povere. Questa visione, però, non coincide con quella del Capo Esecutivo, il quale, senza troppi giri di parole, afferma che questo è il momento di dare i soldi ai cittadini, non di toglierli, palesando in tal modo la sua contrarietà.