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E il principe si sprincipò

Autore: Ester Annetta
C’era una volta una principessa che non era sempre stata principessa.
Prima di diventarlo, infatti, era stata un’attrice: non particolarmente brava né famosa, ma con qualche serie televisiva americana un po’ di successo l’aveva avuto.

Probabilmente però aveva capito che per lei un grande futuro ad Hollywood non ci sarebbe stato e, perciò, con anche un matrimonio fallito alle spalle, un bel giorno aveva deciso di lasciare l’America per andare a Londra. Pensava di poter sfondare come presentatrice televisiva e si era ingegnata per avere l’aiuto di un tizio, che si diceva fosse un principe, ma solo delle televisioni.
Qualche promessa forse doveva avergliela strappata, perché in fondo lei era pur sempre una bellissima ragazza e di fascino ne aveva da vendere. Doveva solo capire se lui l’avrebbe mantenuta (la promessa, si intende!).

Altrove, però, c’era un altro il principe che la stava aspettando, e lo avrebbe incontrato poco tempo dopo, ad un appuntamento al buio organizzato da una vecchia amica d’infanzia di lui, impegnata come responsabile delle pubbliche relazioni di una famosa marca d’abbigliamento… Ma evidentemente non solo.
Nessuno dei due sapeva chi fosse l’altro, fino a quel momento.
Il principe, stavolta, era un principe vero, il cadetto scavezzacollo di una vera casa reale.

Fu amore a prima vista.

I due cominciarono a frequentarsi e di lì a poco partirono anche insieme per una vacanza in Africa che suggellò la loro unione.

Non era stato semplice per lei, all’inizio, essere accettata da una famiglia reale, lei che di regale non aveva nemmeno il portamento.
Ma era una ragazza tenace e forte e, probabilmente, il principe doveva essere o troppo innamorato o troppo imbambolato, tant’è che aveva combattuto draghi, scalato montagne, sconfitto giganti pur di riuscire ad ottenere - dalla sua potente nonna, prima ancora che da suo padre - il consenso alle nozze.

La mattina delle nozze, infine, quella tremenda vecchietta, che a quel malpelo lentigginoso voleva pur sempre un gran bene, gli aveva fatto un regalo: gli aveva conferito i titoli di Duca di Sussex, Conte di Dumbarton e Barone Kilkeel e così, a matrimonio concluso, l’attrice americana senza titoli né blasone si era ritrovata a sua volta Duchessa del Sussex.
“Wow!” – avrà pensato – “Dopo Cenerentola sono tra le poche ad avercela fatta!”

E da lì era stato tutto un susseguirsi di cerimonie, di feste, di incontri di gala, etc. etc. cui la poveretta non sempre aveva saputo rispondere con un abbigliamento o un’etichetta adeguati.
Del resto, che poteva saperne lei che – a differenza dell’altra principessa sua cognata, educata in scuole prestigiose e avvezza alle buone maniere – era invece abituata a mangiare hot dog e hamburger con i gomiti appoggiati sul tavolino di un fast food?
Però si era adeguata in fretta e, anzi, con i suoi modi così genuini era anche risuscita a riscuotere qualche simpatia nel mondo così rigido e solenne di corte.
Le cose erano andate a gonfie vele per un anno circa. Poi era arrivato un bimbo e qualcosa aveva cominciato a cambiare.
Come ogni giovane madre, avrebbe forse voluto vicino la sua, una nonna che andasse con lei a spasso spingendo il passeggino, che preparasse il ciambellone per il suo nipotino, che rimproverasse il nonno che istigava il bimbo a tifare per la sua stessa squadra di baseball. O forse le sue origini – quella rustica progenie che faticava ad omologarsi agli standard di un’aristocrazia secolare -, rimaste troppo a lungo ingabbiate in rigidi protocolli, si erano infine ribellate.

E così la principessa-duchessa di Sussex, ancora una volta avvalendosi delle sue arti affascina-bulatorie, aveva sfruculiato il suo sposo fino a convincerlo che no, quella vita non faceva per loro, che dovevano essere liberi, vivere lontano dal Palazzo, dare al loro bimbo un’infanzia più semplice, senza pizzi e merletti, in mezzo ad altri bambini, in una città più aperta e meno conformista, sebbene climaticamente altrettanto fredda: “Si sbuccerà le ginocchia cadendo dalla bici in un parco, mangerà hamburger e patatine da Mc Donald’s, diluirà il suo inglese con un po’ di slang, tiferà per gli Yankees”.

Il principe – uomo tutto d’un pezzo come pochi! – aveva acconsentito: del resto c’era già stato un suo parente che, negli anni ’30 del secolo scorso, aveva “divorziato” dalla corona, abdicando per amore (pure in quel caso si trattava di una divorziata americana!). Quel precedente lo favoriva.

Ed arriviamo così a questi giorni.
La coppia di principi che vuole sprinciparsi sta facendo molto parlare di sé; l’annuncio della loro uscita di scena da corte è stata prontamente ribattezzata da qualche buontempone “Megxit”, a far eco ad un altrettanto inquietante rinuncia, ma d’latro calibro.

La famiglia reale al gran completo si è riunita per più di due ore per valutare se fosse o meno il caso di acconsentire ad una così azzardata dichiarazione d’indipendenza e alla fine ha detto si, fornendo una soluzione di compromesso secondo cui, per qualche tempo, alla coppia sarà consentito di vivere a Toronto in totale autonomia, visto che i principi hanno manifestato l’intenzione di voler rinunciare ai fondi pubblici che sostengono i membri della famiglia reale e di voler lavorare per essere economicamente indipendenti.

Fa un po’ sorridere questa vicenda, simile com’è ad una di quelle rivolte adolescenziali che più o meno tutti abbiamo tentato, sfidando con un “non voglio più andare a scuola”, i nostri genitori, i quali - certi del fatto loro – hanno sentenziato “va benissimo: allora da domani vai a bottega e ti guadagni da vivere”.
Solo che stavolta, questi due adolescenti tardoni la sfida se la sono lanciata da soli.

Resta ora da vedere cosa saranno capaci di fare per mantenersi: lei potrebbe tentare – con qualche esito positivo (forse) - la via dell’influencer; ma lui di riuscire come youtuber di speranze ne ha ben poche.

Ma tranquilli, alla fine del periodo di prova potranno sempre tornare a casa.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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