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Regina-Elisabetta

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God save the Queen

Autore: Ester Annetta
L’ultima foto ufficiale, scattata lo scorso 6 settembre, la ritrae davanti al camino della sua amata residenza scozzese di Balmoral; la fiamma vi arde viva, illuminando sulla cornice sovrastante il motto latino dello stemma della Corona del Regno Unito: Nemo me impune lacessit (Nessuno mi provoca impunemente).

Sembra quasi un monito rivolto a quell’ultima nemica che la regina sa di non poter tenere oltre a bada, ma alla quale non vuole tuttavia consegnarsi senza aver dimostrato che, nonostante la fragilità dei suoi 96 anni, è in grado di affrontarla restando in piedi, con la fierezza e la dignità scolpita in viso.

È così infatti che appare, pur se gracile e minuta, con indosso degli abiti semplici, comodi e caldi, come quelli che indosserebbe una nonnina qualunque.

È più piccola che mai, debolissima; le sue mani – col dorso segnato da vistosi lividi - poggiano sul suo fedele ed umile bastone, ove pare gravare non solo la sua esile figura ma l’intero peso del suo regno.

Poco prima però hanno compiuto ancora un gesto ufficiale: hanno stretto quelle di Liz Truss, la nuova premier inglese, la prima ed unica in 70 anni di regno che non ha ricevuto l’investitura a Buckingham Palace.

Dopo quell’ultima immagine, Elisabetta II non è stata più ritratta e immortalata, se non con le parole, nelle commemorazioni, intessute di elogi e ricordi, che in tutto il mondo cronisti e redattori hanno iniziato a preparare mentre si consumavano le sue ultime ore di vita.

La regnante più longeva della storia delle monarchie europee se n’è infine andata, dopo aver attraversato con la sua vita e col suo regno quasi un secolo di storia.

Alla sua nascita era solo terza in linea di successione; ma appena dieci anni dopo – quando Re Edoardo VIII abdicò “per amore” – il suo destino era cambiato, rendendola "erede presuntiva" del Regno: suo sarebbe stato se frattanto i suoi genitori non avessero avuto un figlio maschio. Che non venne.

A soli 25 anni era dunque diventata Regina, trasformandosi immediatamente in un simbolo non tanto d’emancipazione (giacché non era certo la prima donna regnante) quanto di modernità, dimostrando come fosse possibile il connubio tra progresso e tradizione, tra potere e famiglia, senza mai perdere di vista l’istituzionalità.

Durante il suo lungo Regno Elisabetta è stata protagonista dello svolgersi di eventi e cambiamenti epocali, significativi della necessità di adeguarsi alle nuove esigenze dettate da mutamenti sociali e politici e perciò destinati a correggere il corso della storia: la Devolution of power in the United Kingdom - la devoluzione del potere nel Regno Unito – l’audace e modernissimo “decentramento” di poteri politici dalle Camere del Parlamento britannico ai nuovi Parlamenti di Scozia, Irlanda del Nord e Galles; la decolonizzazione in Africa e la progressiva sostituzione del Commonwealth delle Nazioni al Commonwealth Britannico; il patriation – il rimpatrio – della Costituzione Canadese del 1982, che ha tolto al Parlamento britannico il potere di emendarla, restituendo così al Canada la piena sovranità.

Tra pubblico e privato – vicende che l’hanno coinvolta nella sua veste di capo di stato e quelle che hanno riguardato amori, tradimenti, lutti e intemperanze della sua famiglia – “Lilibet” ha sempre mantenuto il suo stile di donna tutta d’un pezzo, coerente, dimostrando sia rigore che clemenza in misura adeguata e proporzionata alle situazioni, così da conquistare, meritoriamente, la stima, l’affetto ed il rispetto dei suoi sudditi e non solo.

Con quell’ultima stretta di mano, nuda – così leggera e delicata con Liz Truss, a confronto del vigore con cui un tempo, avvolta in un prezioso guanto, si tendeva verso Winston Churchill - sembra ora chiudersi la parabola della sua “missione”, tracciarsi l’accenno appena visibile d’una consegna, risolversi in una delicata dissolvenza il racconto d’una favola fatta davvero di principi e cavalieri, ma nient’affatto ambientata in un mondo di fantasia ma in regno concreto e solido, come concreta e solida è stata la sua ultima regina.

God save the Queen: il suo valore, il suo lavoro, la sua memoria.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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