26 ottobre 2019

IA tra applicazioni, robot e androidi

Autore: Simone Carunchio
Non solo i piaceri dello spirito, ma anche quelli della carne, ma pure la bellezza e, poi, l’utile o il giusto o il sano. I risultati che si possono ottenere mediante l’applicazione delle conoscenze tecnologiche sono ormai le più diverse: si parla di giudici robot, di turbotax, di androidi monaci buddisti, di badanti meccaniche, di applicazioni per la gestione della casa. Spesso tali macchine sono equipaggiate con sistemi di intelligenza artificiale sempre più perfezionati. I ritrovati sono spesso davvero impressionanti, i giudizi degli astanti spesso opposti, ma occorre tener presente che si tratta di ‘semplici’ strumenti al servizio dell’umano.

Benché si tratti di un ritrovato che comincia a vantare una certa storia - poiché le prime ricerche in tal senso datano ormai oltre settantacinque anni -, l’Intelligenza Artificiale (IA, o, in inglese, AI) ha trovato un importante sviluppo soprattutto grazie alla miniaturizzazione delle apparecchiature elettroniche, che a parità di dimensioni assicurano performance sempre più elevate, alle nuove frontiere di immagazzinamento dati (big data, cloud e sistemi 'in-memory') e a quelle delle telecomunicazioni - quindi, in sintesi, dai primi anni del nuovo millennio.

Essa è definibile come quell'insieme di studi e ricerche, effettuati mediante l'ideazione e la scrittura di algoritmi, che tendono alla realizzazione di macchine elettroniche in grado di risolvere problemi e di riprodurre attività umane. Dal momento che le medesime macchine permettono la prosecuzione delle ricerche stesse, con il medesimo termine si indicano anche le apparecchiature. Queste ultime possono assumere l'aspetto di ordinari computer o di semplici percettori e riproduttori di suoni o, anche, le fattezze umane attraverso l'assemblaggio di robot e di androidi.

In generale si distingue la IA debole e la IA forte. Con la prima locuzione si indicano dei sistemi che sono in grado di risolvere dei problemi senza la pretesa di emulare l'intelligenza umana; con la seconda, invece, si tende al risultato appena indicato. Questa distinzione è correlata a quella tra Machine Learning (Apprendimento Automatico) e Deep Learning (Apprendimento profondo). Nel primo caso l'evoluzione del sistema proviene dall'esterno, nel secondo l'apparecchio apprende da sé.

Grazie alla miniaturizzazione delle apparecchiature elettroniche, alle nuove frontiere di immagazzinamento dati (Bid Data, cloud, sistemi 'in-memory') e a quelle delle telecomunicazioni (small cells e 5G), l'intelligenza artificiale ci accompagnerà sempre di più in ogni aspetto della vita. Anche quelli più quotidiani e … intimi!

Nel quotidiano, attualmente, sono a disposizione i cosiddetti assistenti vocali, i quali, attraverso la decodificazione della voce, possono permettere di impostare la sveglia, avviare la lavatrice o la lavastoviglie o, anche, trovare la musica che si sta cercando. Si tratta della cosiddetta domotica, che subirà un'evoluzione che definire impressionante è dire poco: Samsung, per esempio, sta tentando di progettare una TV il cui telecomando sia direttamente il pensiero. Fuori di casa, tra breve, sarà possibile viaggiare su veicoli autonomi che utilizzano tecnologie come radar, sensori, programmi di riconoscimento di pedoni, lavoro in corso, ecc. E forse dette macchine percorreranno contesti a loro volta gestiti digitalmente: rilevatori per controllare lo stato del traffico e dei semafori o quello dell'illuminazione pubblica.

Ma anche nel mondo della sanità e in quello economico giuridico si affacciano le prime applicazioni. I medici avranno a disposizione delle periferiche medicali che, attraverso il blue-tooth, permettono di trasmettere i dati dal medico di famiglia direttamente allo specialista, o la tecnologia Watson (IBM) - cognitiva, ossia che impara da quanto lavorato in precedenza – che aiuterà a diagnosticare le malattie più gravi.
Sulla base di quest'ultima applicazione, anche nel campo delle professioni intellettuali si affaccia l'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Si pensi a Ross, il primo avvocato digitale, seguito da robolawyer e lexmachina, a cui è possibile domandare dei semplici pareri legali; o di turbotax, che prepara la dichiarazione dei redditi al posto del fiscalista. Ma anche i tribunali si stanno attrezzando: è disponibile l’applicazione Remida Famiglia per calcolare l’importo degli assegni per coniuge e figli nelle separazioni e divorzi. Ancora più potente è Toga: applicazione dell’IA al sistema penale. Toga ha censito tutte le fattispecie criminose dell’ordinamento e, sulla base di questi dati, può determinare tutti gli elementi sostanziali e procedurali della singola fattispecie.

Ma le frontiere da esplorare sono potenzialmente infinite, e, soprattutto le imprese e i potenziali imprenditori, devono mantenere sveglia l’attenzione e la creatività per sfruttare al meglio le nuove possibilità. Di recente si sente parlare sempre più di robot e di androidi, soprattutto in campo militare e sanitario. Tali macchinari possono essere dotati di IA o meno. Il futuro è certamente quello degli androidi.

In ambito medicale, per esempio, di recente, per la prima volta al mondo, un gruppo di scienziati della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e del Sahlgrenska University Hospital di Göteborg ha realizzato, su una persona mutilata, un impianto di una mano ‘robot’ in grado di captare e tradurre in movimento i segnali mioelettrici provenienti dal cervello. La CoRobotics, Spin-off dello stesso Istituto Sant'Anna di Pisa, sta mettendo a punto un robot infermiere (che potrebbe assumere anche il ruolo di badante), dalle fattezze antropomorfe ma non ancora umane.

Anche nel settore della difesa esistono già varie tipologie di robot: veicoli senza equipaggio per sorvegliare installazioni militari, droni controllati da remoto capaci di individuare obiettivi e colpire bersagli mobili senza supervisione da parte dell’uomo, robot-killer e, cioè, sistemi d’arma letali autonomi destinati a operare al posto dei soldati in missioni particolarmente rischiose.

A metà tra i due ambiti troviamo l’androide soldato cinese ferito per l’apprendimento della medicina di guerra.

Ma possiamo annoverare anche robot pizzaioli, come quello della startup francese Pazzi. O robot insegnanti come quello della società italiana Camau dal nome e.DO, che consiste in un piccolo braccio meccanico che assomiglia a un microscopio.

Ma con i robot non si replicano solamente gli umani: la startup messicana BiomiTech ha progettato BioUrban, ossia un macchinario che richiama la forma dell’albero che ha quale funzione quella di purificare l’aria mediante una fotosintesi clorofilliana, ottenuta mediante alcune alghe che sono alloggiate nella struttura di metallo, dal peso di una tonnellata, dall’altezza di quattro metri e dalla larghezza di tre.

Ma, come detto, il futuro è verso la creazione di androidi: anche l’occhio vuole la sua parte. In effetti i robot sono spesso decisamente ‘brutti’. Il creatore dell’androide, infatti, mira anche alla bellezza.

Per esempio la società californiana Realbotix ha creato Harmony: una bambola col corpo di silicone dotata di intelligenza artificiale con la quale è possibile, oltre che sfogarsi corporalmente, parlare e dialogare, nonché corteggiare via internet mediante un’apposita app!! Anche in Giappone (Orient Industry) le ricerche in questo senso sono avanzate, ma in maniera più ‘paritaria’: non solo androidi partner per umani maschi, ma anche partner per umani femmine, o, insomma, per le più diverse inclinazioni. Anche negli Stati Uniti, naturalmente si stanno attrezzando in tal senso. Il realismo di tali macchine è assolutamente sorprendente. Vedere per credere.

Ma non solo i piaceri della carne possono essere soddisfatti mediante l’androide. Anche quelli dello spirito (al prezzo di un milione di euro). Sempre in Giappone, a Kioto, nel tempio buddista di Konaiji, è stato introdotto nei riti della scuola Rinzai-shu un nuovo discepolo/sacerdote. Si chiama Mindar, ed è un androide alto quasi due metri, del peso di 60 Kg, che muove occhi, mani e torso, e che ha un aspetto androgino, di modo che ognuno possa rapportarsi allo stesso come meglio crede. Le sue fattezza dovrebbero richiamare quelle della dea della compassione Kannon.

Le opinioni relative a questo tipo di creazioni sono sempre le più disparate e opposte: vi è, naturalmente, chi è a favore e crede che esse possano portare dei benefici e chi, invece, è più timoroso e riservato. I temi sono quelli dell’igiene, delle perversioni, della sicurezza, del lavoro e della sua mancanza, ecc. In ogni caso occorre sempre tener presente che le macchine sono state create dagli esseri umani per il loro servizio e che ci sono fenomeni che il robot non potrà mai incarnare, come, per esempio, quello del dimagrimento.
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