L'intelligenza artificiale (IA) sta rivoluzionando il mondo del lavoro, suscitando domande su come possa influire sulle professioni tradizionali. L’IA può migliorare l’efficienza e automatizzare compiti ripetitivi, ma è possibile che completi o addirittura sostituisca alcune mansioni umane?
È certo che per convivere con l'intelligenza artificiale, è fondamentale imparare a utilizzarla correttamente.
L’orario di lavoro può essere ridotto
L'intelligenza artificiale sta dimostrando di avere un impatto positivo sul tempo dedicato al lavoro, con un guadagno di almeno mezz'ora al giorno per i dipendenti. Secondo uno studio condotto dall'Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano (PoliMi), questa tecnologia potrebbe rappresentare un valido alleato non solo per ridurre l’orario lavorativo, ma anche per incrementare la produttività. La ricerca, basata sulle risposte di manager e lavoratori, suggerisce che l’adozione dell’intelligenza artificiale nelle aziende potrebbe portare a significativi benefici organizzativi e individuali.
Negli ultimi 12 mesi, l'intelligenza artificiale (AI) ha fatto irruzione nelle routine professionali di un numero crescente di lavoratori, con un terzo di loro che ha iniziato a utilizzare questa tecnologia, spesso attraverso soluzioni gratuite o fai-da-te reperibili online, per esempio chatGPT, piuttosto che tramite strumenti ufficiali offerti dalle aziende. Nonostante ciò, l’adozione di questi strumenti ha portato a cambiamenti significativi nelle modalità di lavoro.
Stando all’indagine condotta dall’Osservatorio chi impiega l’AI nelle proprie attività professionali afferma di usarla per circa il 20% del proprio tempo lavorativo. Questo comportamento ha portato a un risparmio medio del 26% sul tempo complessivo. C’è chi ha più domestichezza utilizzandola con maggiore frequenza e ottenendo un risparmio di tempo giornaliero quasi pari a un’ora.
Questo tempo recuperato non viene sprecato, anzi: la maggior parte dei lavoratori (il 60%) lo dedica a migliorare la propria efficienza nelle attività quotidiane, riuscendo a completare lo stesso lavoro con un maggiore rendimento. Un’altra parte, pur se più ridotta, sfrutta il tempo guadagnato per concentrarsi su attività più strategiche e a valore aggiunto. Non manca però chi impiega questo tempo in modo più personale: il 44% dei lavoratori ha dichiarato di usarlo per impegni extra-lavorativi.
Questo fenomeno rivela come l’intelligenza artificiale stia progressivamente trasformando il panorama lavorativo, non solo migliorando la produttività, ma anche dando ai lavoratori un margine di flessibilità maggiore nella gestione del proprio tempo. Tuttavia, emerge anche una riflessione importante: la tecnologia viene adottata principalmente su base personale, con soluzioni indipendenti rispetto a quelle messe a disposizione dalle aziende. Ciò suggerisce una necessità di maggiore integrazione tra i sistemi aziendali e le risorse tecnologiche individuali per sfruttare al meglio le potenzialità dell’AI.
L’IA come uno strumento strategico
Secondo la direttrice dell’Osservatorio in commento, l’intelligenza artificiale non dovrebbe essere vista solo come uno strumento che migliora l'efficienza o la qualità del lavoro individuale, ma come un strumento strategico per riprogettare il lavoro stesso. L'IA dovrebbe essere utilizzata per automatizzare compiti ripetitivi, aumentare l'efficienza complessiva, ripensare i ruoli e le competenze richieste, e liberare tempo ed energie dai carichi di lavoro pesanti. In questo modo, il lavoro diventerebbe più interessante, sostenibile e meno gravato da attività noiose o stressanti.
In sostanza, l'adozione dell'IA dovrebbe essere accompagnata da una visione a lungo termine che consideri non solo il miglioramento delle attività individuali, ma anche una riorganizzazione più ampia del lavoro e delle competenze aziendali.
L’importanza delle competenze
I lavoratori che utilizzano l'intelligenza artificiale nel loro lavoro riportano principalmente miglioramenti significativi, con il 91% che osserva un aumento nelle performance e nella produttività, e l'86% che nota miglioramenti nella qualità del lavoro e nella propria capacità di apprendimento. Tuttavia, emergono anche alcuni timori: l'81% dei lavoratori teme che l'uso dell'AI possa indebolire le relazioni interpersonali sul posto di lavoro. Inoltre, un 32% è preoccupato per l'impatto futuro dell'intelligenza artificiale sul proprio ruolo professionale, in particolare per l'aumento della precarietà lavorativa e il rischio di vedere le proprie competenze superate dalla tecnologia. Alcuni, seppur in misura minore, temono che l'adozione dell'AI possa portare a limitazioni nelle assunzioni, riduzioni di organico o un maggiore controllo sui dipendenti.
In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, formarsi per utilizzare l'intelligenza artificiale è diventato imprescindibile. L'AI sta trasformando il modo del lavoro, e coloro che non acquisiscono le competenze necessarie rischiano di restare indietro. Non si tratta solo di imparare a usare strumenti tecnologici, ma di sviluppare una comprensione profonda di come l'AI possa migliorare l’efficienza, l'accuratezza e la qualità del lavoro. Avere una formazione adeguata permette di adattarsi ai cambiamenti del mercato, di cogliere le opportunità che emergono e di occupare ruoli chiave in un contesto in continua evoluzione. Inoltre, comprendere i principi etici e le implicazioni dell'AI è essenziale per utilizzarla in modo responsabile e consapevole. Investire nel proprio aggiornamento in questo campo non è solo un vantaggio professionale, ma una necessità per rimanere competitivi e affrontare con successo le sfide del futuro del lavoro.
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