21 dicembre 2019

L’export italiano tiene il passo grazie alle vendite extra UE

Autore: Devis Nucibella

A ottobre 2019 si stima una crescita congiunturale delle esportazioni italiane (+3,1%) e una flessione delle importazioni (-2,3%). Il sostenuto incremento congiunturale dell’export è da ascrivere prevalentemente alla crescita delle vendite verso i mercati extra Ue (+6,1%), dovuta principalmente ai mezzi di navigazione marittima, mentre quella verso l’area Ue è meno intensa (+0,7%).

Trend - Nel trimestre agosto-ottobre 2019 rispetto al precedente si rileva un incremento delle esportazioni (+1,1%) e un lieve aumento delle importazioni (+0,1%).
A ottobre 2019 la crescita dell’export su base annua è pari a +4,3% ed è trainata dal forte aumento registrato per l’area extra Ue (+8,3%), mentre le vendite verso i paesi dall’area Ue crescono in misura più contenuta (+1,2%). La diminuzione tendenziale delle importazioni (-5,8%) coinvolge sia i mercati extra Ue (-9,3%) sia l’area Ue (-3,4%).
Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export nel mese di ottobre si segnalano mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+56,1%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+8,3%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+6,2%), articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (+11,0%) e articoli di abbigliamento, anche in pelle e in pelliccia (+8,3%). In diminuzione, su base annua, le esportazioni di autoveicoli (-9,7%), sostanze e prodotti chimici (-6,2%) e macchinari e apparecchi n.c.a. (-2,2%).
Su base annua, i paesi che contribuiscono in misura più ampia alla crescita delle esportazioni nazionali sono Stati Uniti (+24,5%), Svizzera (+14,6%), Francia (+6,5%) e Regno Unito (+8,7%), mentre si registra una flessione delle vendite verso paesi OPEC (-16,9%) e Germania (-2,8%).

Crescita annuale - Nei primi dieci mesi del 2019, l’aumento su base annua dell’export (+2,7%) è trainato dalle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+26,2%), prodotti tessili e dell'abbigliamento, pelli e accessori (+6,2%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+6,9%).
Si stima che il surplus commerciale a ottobre 2019 aumenti di 4.229 milioni di euro (da +3.828 milioni a ottobre 2018 a +8.057 milioni a ottobre 2019). Nei primi dieci mesi dell’anno l’avanzo commerciale raggiunge +43.038 milioni (+75.768 milioni al netto dei prodotti energetici).
Nel mese di ottobre 2019 si stima che l’indice dei prezzi all’importazione cresca dello 0,1% rispetto al mese precedente e diminuisca del 3,8% in termini tendenziali.

Rapporto Export Update: le previsioni riviste dell’export italiano per il 2019-2022- La dinamica positiva del nostro export però è influenzata dal peggioramento del quadro globale, tra tutti l’inasprimento della politica commerciale dell’amministrazione Trump. Per questo il 2020 vedrà un aumento più timido, del 2,8%. Per il biennio 2021-2022 le vendite di beni italiani all’estero dovrebbero accelerare il passo fino al 3,7% medio annuo, ipotizzando un progressivo miglioramento del contesto macroeconomico globale.
Tra i paesi più promettenti sono incluse diverse geografie asiatiche tra cui Cina, Giappone, India, Malesia e Vietnam, ma anche alcune economie del Nord Africa come il Marocco. In America Latina nuove opportunità di business potranno emergere in Perù e nel Medio Oriente in Qatar. Tra i paesi dell’area CSI, l’Ucraina potrebbe sorprendere così come Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria nell’Europa dell’Est.

Rapporto Export Update: su quali settori e Paesi puntare - Nel 2020 e nel successivo biennio l’export italiano continuerà ad avanzare grazie, principalmente, alla ripresa dei beni di investimento, che beneficeranno di una più favorevole dinamica della domanda globale trainata soprattutto dal recupero dei Paesi emergenti. Per contro, è atteso un rallentamento fisiologico dei beni di consumo e agroalimentari, dopo l’ottima performance di quest’anno, sebbene la crescita continuerà a ritmi relativamente più sostenuti soprattutto nel periodo 2021-22. L’Ufficio Studi di SACE SIMEST ha delineato i settori e i paesi più promettenti sui quali puntare:

  • Meccanica strumentale - Performance positive per il settore dei macchinari (+4,2% nel 2020 e +4,4%, in media, nel biennio 2021-22) sia nei principali mercati di destinazione quali Cina, India, Spagna, Stati Uniti e Russia, sia in diverse geografie meno battute in Africa Subsahariana, Asia e America Latina.
  • Chimica - Gli esportatori italiani del settore, i cui fatturati all’estero sono previsti avanzare dell’1,8% nel 2020 e del 3,6% in media nel biennio 2021-22, potrebbero essere ripagati da strategie e azioni mirate in Cina e India. Nel Paese del Dragone, il comparto della farmaceutica, anche biotech, offre le prospettive più interessanti. Il mercato indiano ha potenzialità rilevanti con la sua industria chimica, che è la terza più grande in Asia e la sesta a livello globale (dopo Usa, Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud) e ha già un ruolo chiave per il progresso del Paese sia in campo industriale sia agricolo.
  • Metalli - Le esportazioni italiane cresceranno del 2% nel 2020 e, mediamente, del 3,9% nei due anni successivi. Tra i mercati da tenere sotto osservazione vi è il Brasile: sulla scia di un percorso di crescita iniziato nel 2017 infatti, l’export italiano nel settore – in particolare di ferro e acciaio – destinato al Paese sudamericano dovrebbe proseguire la buona dinamica, guidato dall’espansione infrastrutturale del Paese. Per ragioni simili, prospettive favorevoli anche in Marocco, economia interessata da un vasto numero di opere per l’ammodernamento del Paese, obiettivo che il Governo sta perseguendo.
  • Tessile e abbigliamento - Le vendite di prodotti italiani (+2,9% per il prossimo anno e +3,3%, in media nel biennio successivo) potranno trarre vantaggio dalle evoluzioni positive attese in Corea del Sud, un’economia caratterizzata da una base di consumatori urbani e benestanti con gusti sempre più ricercati. In questo contesto, permarranno buone opportunità per i marchi dell’alta gamma e ne emergeranno di nuove anche in altri comparti, ad esempio quello sportivo, e segmenti di nicchia, quale quello dei prodotti in cashmere, che stanno diventando molto popolari. La moda Made in Italy troverà terreno fertile anche in Giappone il cui mercato è piuttosto dinamico sia nel comparto abbigliamento sia in quello delle calzature, con la presenza di un’ampia varietà di marchi nazionali e internazionali.
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