14 gennaio 2022

L’UE pensa alla blockchain per combattere le frodi iva e semplificare gli adempimenti tributari delle imprese

Autore: Redazione Fiscal Focus
Le aziende che operano in diversi Stati Membri sono soggette a diversi obblighi dichiarativi che cambiano di volta in volta. Una situazione che crea costi crescenti per quelle imprese a partire dal bisogno di adattare i loro sistemi informatici a diversi sistemi dichiarativi che cambiano nel tempo e dai costi operativi che derivano dalla preparazione ed invio di informazioni alle autorità fiscali in formati differenti”.

È quanto emerge da un verbale fino ad ora inedito del gruppo di esperti della Commissione Europea “The Future of VAT” (il Futuro dell’IVA”) e scovato dal Centro Studi Fiscal Focus nell’ambito delle ricerche sulle normative relative ai pagamenti transfrontalieri.

Secondo gli esperti che si sono riuniti a Bruxelles lo scorso 6 dicembre per discutere dei “vantaggi dell’uso della tecnologia blockchain per la registrazione di transazioni tra i contribuenti” sarebbe necessaria una armonizzazione delle procedure di dichiarazione digitale delle transazioni avvenute tra Stati Membri anche al fine di disporre di un sistema capace di “fornire le informazioni necessarie per combattere le frodi IVA”. Lo scorso dicembre, infatti, la Commissione Europea ha pubblicato un rapporto in cui emerge che l'evasione totale dell'IVA nell'Unione Europea ammonta a 134 miliardi di euro.

Uno dei massimi esperti di tecnologia blockchain in Italia, il dott. Massimo Chiriatti, osserva: “Abbiamo visto che man mano che è cresciuta la globalizzazione, abbiamo avuto bisogno di scambiare beni e informazioni con sempre più persone, sempre più distanti e sempre più velocemente. Con l’uso della blockchain si possono fare affari con un partner situato in qualsiasi parte del pianeta e scambiare qualsiasi risorsa con qualsiasi dimensione di transazione e non si ha bisogno di un intermediario assicurandoci che entrambi seguano quello che hanno promesso di fare. Nella blockchain, e negli smart contract in particolare, è tutto ex ante, dobbiamo stabilire tutte le regole: possiamo avere per la prima volta, in tutta sicurezza, un coordinamento senza centralizzazione.

Contattato da Fiscal Focus, il professore di Digital Innovation presso la London School of Economics e tra i massimi esperti al mondo di tecnologie blockchain, dott. Carsten Sorensen, oltre ai vantaggi nello stoccaggio dei dati in termini di privacy e contenimento dei costi sottolinea anche quelle che potrebbero essere le criticità da affrontare nell’adozione della tecnologia blockchain per la registrazione di pagamenti e fatture elettroniche tra aziende operanti in Paesi diversi: “È ovvio che una tecnologia fisicamente centralizzata e gestita da un'autorità centrale potrebbe essere un'alternativa efficace. Tuttavia, il problema consiste nell’identificare chi ne sarebbe responsabile, se tutte le parti fossero d'accordo, così come lo sforzo significativo di costruire un'istituzione completamente nuova solo per questo scopo”.

Per il direttore del Centro Studi Fiscal Focus Antonio Gigliotti “una semplificazione di tale portata sarebbe un grande passo in avanti visto che alle PMI che esportano all’interno del mercato unico europeo adempiere agli obblighi con il fisco costa in consulenze mediamente il 30% di quanto versato all’erario”.

Un pensiero a cui si associa anche il Presidente di Confartigianato Lombardia nonché vicepresidente vicario di Confartigianato Eugenio Massetti secondo cui “è ora che l’Europa metta al centro della ripresa l’artigianato e le micro piccole imprese e lo può fare solo riducendo burocrazia e oneri amministrativi per le PMI così da liberare energie e dare impulso all’economia reale”.
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