24 giugno 2021

New York, la malata l’America

L’economia dello stato è la peggiore di tutti gli Stati Uniti, mentre l’immensa metropoli più celebre del mondo fatica ad assorbire il ferale colpo assestato dalla pandemia. Interi grattacieli senza più dipendenti, locali chiusi e tanta paura nel futuro frenano la ripresa

Autore: Antonio Gigliotti
L’economia americana sta lentamente tornando alla normalità, ma diversi stati - in particolare quello di New York, quasi 20 milioni di abitanti - sono in ritardo nella corsa per tornare alla forza economica pre-pandemia.

Lo dice il “Back-to-Normal Index”, creato da “CNN Business” e “Moody’s Analytics”, un indice che analizza l’economia americana, secondo cui il 18 giugno scorso, gli Stati Uniti nel loro insieme erano al 93% nella scala del ritorno alla normalità, a parte il caso dell’Empire State, fermo ad un preoccupante 83%.

Nel 2019, prima che il Covid colpisse, New York aveva la terza economia più forte tra gli stati americani, in lieve ritardo solo rispetto a Texas e California. Il prodotto interno lordo dello stato era di quasi 1,8 trilioni di dollari, al pari con il PIL dell’Italia. Più di un trilione di dollari proveniva dall’attività economica di New York City e lo stato contribuiva per più dell’8% al PIL complessivo degli Stati Uniti. Un anno dopo, nel 2020, il PIL di New York è sceso a 1,7 trilioni di dollari: all’apparenza un differenziale non così marcato, se l’unità di misura non fossero i trilioni.
Lo scorso anno, il PIL di New York si è contratto del 5,9%, facendo registrare un calo maggiore di quello totale subito dagli Stati Uniti, finendo al 47esimo posto fra i 50 stati per crescita economica.

La situazione occupazionale dello stato è perfino peggiore: con il 7,8% di disoccupazione, New York ha uno dei tassi più alti d’America, dove mediamente la mancanza di lavoro si è attestata al 6,1% in aprile ed è scesa al 5,8% in maggio.
Il motivo della crisi profonda sono indubbiamente le conseguenze della profonda devastazione economica che New York City ha subito durante la pandemia, quando per lunghi mesi la metropoli più celebre del mondo è stata l’epicentro di un virus che lì sembrava aver preso la residenza.
Una situazione che ha costretto le autorità a lockdown durissimi e misure sanitarie molto più severe che in molte altre parti del paese. Inoltre, l’economia newyorkese è fortemente dipendente dalle industrie dei servizi, ma ancora oggi gli uffici degli immensi grattacieli sono mezzi vuoti, il che continua ad essere una pessima notizia per bar, ristoranti, caffetterie e i punti di ristoro che sostenevano un’economia parallela sulla presenza di migliaia di lavoravano che ogni giorno affollavano le avenue e avevano bisogno di mangiare, vestirsi e usare le tintorie.

Uno dei componenti dell’indice Back-to-Normal che frena maggiormente New York è proprio la carenza di clientela nei ristoranti: l’intero stato è ancora del 40% al di sotto del suo volume pre-pandemico, mentre l’America nel complesso è scesa solo del 13%.

Un anno fa, il “New York Post” usciva in prima pagina con un’inchiesta in cui si raccontava che in otto mesi appena, più di 300mila abitanti della Grande Mela avevano scelto di andarsene. Non era solo la pandemia e la paura del virus a muoverli, anche e soprattutto la mancanza di lavoro che rendeva i prezzi della città ancora più alti e insopportabili, e poi il caos delle scuole e l’aumento della criminalità, con quasi 400 omicidi registrati nel 2020.
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