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Solidarietà

Autore: Ester Annetta
“Una volta a Napoli, nel quartiere Sanità, quando uno era allegro, perché qualcosa gli era andata bene, invece di pagare un caffè ne pagava due e lasciava il secondo caffè, quello già pagato, per il prossimo cliente. Il gesto si chiamava “il caffè sospeso”. Poi, di tanto in tanto si affacciava un povero per chiedere se c’era un “sospeso”. Era un modo come un altro per offrire un caffè all’umanità.”

In questo modo lo scrittore partenopeo doc Luciano De Crescenzo ha spiegato una delle più nobili tradizioni della sua città, emblematica di quel buon cuore che universalmente si riconosce al popolo napoletano, innegabilmente tanto gioviale e generoso quanto pittoresco e folkloristico.
Col tempo quella tradizione ha contagiato l’intera penisola ed è stata mutuata anche in altri ambiti nei quali la solidarietà fa da fulcro ad iniziative benefiche.

Già da diversi anni si è infatti diffusa – specie nei supermercati - la pratica della “spesa sospesa”, basata sullo stesso principio del caffè: chi si reca a fare i propri acquisti compra anche qualcosa da destinare ai più bisognosi – generi di prima necessità e prodotti non deperibili – che volontari o apposite associazioni provvedono poi a distribuire a soggetti di cui sia stata segnalata la condizione di difficoltà.
L’ultimo anello di questa catena solidale è stato forgiato poco meno di un anno fa, ed offre un ulteriore tipo di servizio, non alimentare stavolta, ma altrettanto valido ed ammirevole.

Si chiama “Tempo Sospeso” e, come facilmente intuibile, ciò che mette a disposizione è il tempo che medici specialisti e strutture private dedicano all’assistenza ed alle cure sanitarie per donne e minorenni in difficoltà economica.

Il progetto è stato ideato dal network solidale Lab00 Onlus (che già da qualche anno sperimenta con successo un progetto di Spesa Sospesa tramite però la distribuzione di buoni prepagati creati con il ricavato di donazioni in denaro) che, tramite la piattaforma digitale Regusto (che si fonda sulla tecnologia blockchain e dunque garantisce totale trasparenza e tracciabilità) raccoglie offerte di denaro che converte in visite mediche, colloqui psicologici, sedute di logopedia o psicomotricità.

Dati statistici hanno evidenziato che in Italia circa 3 milioni di cittadini non si possono permettere le cure di cui hanno bisogno, condizione, questa, che è esponenzialmente peggiorata a seguito della crisi innescata dalla pandemia. Il dato costituisce, dunque, un indicatore di impoverimento e anche una forma intollerabile di discriminazione, che l’iniziativa del “Tempo Sospeso” tende perciò a voler ridurre.

Il progetto – che quando è nato, nel novembre del 2021, era attivo soltanto a Milano – si è esteso ora a diverse province, da nord a sud, grazie alla collaborazione con un altro efficiente circuito solidale, la Banca delle Visite Onlus, che raccoglie donazioni di aziende e privati cittadini finalizzate all’erogazione di prestazioni mediche a persone in difficoltà su tutto il territorio nazionale.

E c’è ancora una volta il “tempo” - stavolta inteso nel senso vero del termine - al centro di un’altra pregevole iniziativa. Una nuovissima startup digitale sviluppata da due giovanissimi ragazzi milanesi ha puntato sulla preziosità del tempo come rimedio naturale ad un male che nessun medicinale è in grado di curare: la solitudine.

Matteo Fiammetta e Cecilia Rossi hanno così elaborato la piattaforma UAF (U are family), sottotitolata “un nipote on demand” – al momento attiva solo a Milano e Bergamo - che consente di far incontrare anziani over 65 con giovani under 35; una sorta di “sito di incontri” la cui finalità non è quella di fornire un servizio di caregiver o badanti, ma “un’esperienza di scambio in tranquillità e sicurezza con ragazzi giovani, come potrebbero esserlo dei nipoti. Proprio come in famiglia”.

Tramite la piattaforma, i giovani che siano interessati possono offrire la propria candidatura come “nipoti” e, passata un’accurata selezione (che comprende anche un colloquio con uno psicologo), offrire il proprio tempo a persone anziane sole, da spendere in diverse attività: giocare a carte, andare al cinema, fare una passeggiata, insegnare la tecnologia, fare la spesa o quattro chiacchiere in poltrona.

L’anziano interessato – o un suo familiare – può quindi “prenotare un nipote” compilando un questionario biografico dalla piattaforma o semplicemente telefonando ad un numero indicato ed il sistema elaborerà la scelta della compagnia più adatta.

Il servizio prevede una retribuzione per il “nipote” (10 euro l’ora) ma la spesa è solo in piccola misura a carico dei “nonni” poiché per il resto è sostenuta con le donazioni che vengono ricevute o da aziende che possono acquistare pacchetti come benefit da erogare ai propri dipendenti qualora abbiano genitori o parenti anziani che, in loro assenza, possono aver bisogno di una buona compagnia.

Caffè, spesa, nipoti: l’essenza della cura e della felicità in fondo passa attraverso piccole cose.

Ma sono la solidarietà e l’umanità su cui esse si fondano a renderle immense.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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