7 dicembre 2019

Stagnazione per il biennio 2019 - 2020

Autore: Devis Nucibella

Nel 2019, il prodotto interno lordo (Pil) è previsto aumentare dello 0,2% in termini reali, in deciso rallentamento rispetto all’anno precedente. La crescita del Pil risulterebbe in lieve accelerazione nel 2020 (+0,6%).

Nell’anno corrente, la domanda interna al netto delle scorte fornirebbe un contributo positivo alla crescita del Pil pari a 0,8 punti percentuali; l’apporto della domanda estera netta risulterebbe moderatamente positivo (+0,2 punti percentuali) mentre la variazione delle scorte fornirebbe un impulso ampiamente negativo (-0,8 p.p.). Nel 2020, il contributo della domanda interna si manterrebbe su livelli simili a quelli dell’anno corrente (+0,7 p.p.), la domanda estera netta contribuirebbe ancora positivamente (+0,1 p.p.) mentre le scorte fornirebbero un contributo negativo ma di intensità contenuta (-0,2 p.p.).

Nel biennio di previsione, la crescita della spesa delle famiglie e delle ISP in termini reali è stimata in lieve rallentamento rispetto agli anni precedenti (+0,6% in entrambi gli anni) mentre quella delle AP aumenterebbe con tassi rispettivamente pari a +0,4% e +0,3%.

Gli investimenti fissi lordi mostrano un profilo in rallentamento, con tassi pari a +2,2% nel 2019 e +1,7% nel 2020.

Il proseguimento della dinamica positiva del mercato del lavoro determinerebbe un aumento dell’input di lavoro a ritmi superiori a quelli del Pil (+0,7% in termini di unità di lavoro in entrambi gli anni) mentre il tasso di disoccupazione segnerebbe un deciso miglioramento nell’anno corrente (10,0%) per poi scendere marginalmente nell’anno successivo (9,9%).

L’attuale scenario di previsione è caratterizzato da alcuni rischi al ribasso rappresentati da possibili evoluzioni negative dei conflitti tariffari e delle turbolenze geopolitiche con riflessi sfavorevoli sull’evoluzione del commercio internazionale e sul livello di incertezza degli operatori.

Quadro internazionale - Nei mesi estivi, il ciclo economico internazionale non ha mostrato segnali di ripresa. Il calo degli investimenti, il rallentamento della produzione industriale e l’elevata l’incertezza hanno penalizzato il commercio mondiale che, nei primi nove mesi dell’anno, ha frenato rispetto al 2018 (+1,4% l’incremento delle importazioni mondiali di beni e servizi in volume previsto dalla Commissione europea per il 2019).

La congiuntura internazionale, inoltre, resta caratterizzata dalla prevalenza di rischi al ribasso (escalation negativa dei conflitti tariffari, turbolenze geopolitiche e hard Brexit) che, sebbene in attenuazione, continuano a influenzare negativamente le prospettive di crescita.
Le previsioni della Commissione europea indicano un rallentamento della dinamica del Pil globale in termini reali (+2,9% dal +3,6% nel 2018). L’economia mondiale continuerà a essere trainata dai mercati emergenti e in via di sviluppo che sperimenteranno però una performance meno brillante rispetto a quella degli anni precedenti.

Il tasso di crescita del Pil Usa tra luglio e settembre ha mostrato una stabilizzazione rispetto al trimestre precedente (+0,5%). I consumi hanno confermato il loro ruolo centrale per la tenuta del ciclo americano nonostante il calo di fiducia delle famiglie. Le condizioni del mercato del lavoro sono rimaste solide con un tasso di disoccupazione storicamente su livelli minimi (3,6% a ottobre).

Nei mesi estivi, anche la dinamica economica nell'area dell’euro si è stabilizzata sui livelli di crescita del trimestre precedente (+0,2%), in deciso rallentamento rispetto ai primi tre mesi dell’anno (+0,4%) La decelerazione dei ritmi produttivi ha iniziato a riflettersi anche sulla dinamica dell’occupazione, anche essa in decelerazione nel terzo trimestre (+0,1% in T3 dal +0,3% in T1). La disoccupazione, invece, negli ultimi mesi si è mantenuta sui livelli minimi dal 2008 (7,5% a ottobre).

Nella seconda parte dell’anno, gli indicatori anticipatori e le indagini sulla fiducia relative all’area euro hanno evidenziato il possibile proseguimento della fase di debolezza congiunturale. Sia l’indice Eurocoin sia l’Economic sentiment indicator (ESI) della Commissione europea, a meno di rialzi episodici, sono rimasti su di un sentiero discendente.

In base alle previsioni di autunno della Commissione europea, il Pil dell’area euro è atteso crescere dell’1,1% (in decisa decelerazione dall’1,9% nel 2018) e poi stabilizzarsi l’anno successivo (+1,2%). La debolezza ciclica europea, inoltre, si colloca in un contesto in cui lo spazio fiscale è limitato in quasi tutti gli Stati membri, i tassi di interesse sono vicini allo zero e l’efficacia delle misure non convenzionali di politica monetaria è attenuata dalle basse aspettative d’inflazione e dal pessimismo delle imprese.

Previsioni per l’economia italiana - L’economia italiana continua a essere caratterizzata da una prolungata fase di bassa crescita della produttività. Nel periodo 2014-2018, in Italia la produttività del lavoro, misurata in termini di ore lavorate, è aumentata in misura contenuta (+0,3% la crescita media annua), con un ampliamento del divario rispetto all’area euro (+1,0%). In particolare, nel 2018 la produttività del lavoro è diminuita dello 0,3%, sintesi di una crescita delle ore lavorate (+1,3%) superiore a quella del valore aggiunto (+1,0%).

L’andamento della produttività si lega con la dinamica particolarmente modesta dei ritmi produttivi che si estende anche all’anno corrente. Nel terzo trimestre, il Pil italiano ha evidenziato un modesto aumento, di intensità uguale a quello dei precedenti tre trimestri (+0,1%). La crescita è stata alimentata dal contributo positivo della domanda nazionale al netto delle scorte (+0,2 punti percentuali) spinta dal recupero dei consumi privati. La componente estera netta ha fornito un contributo negativo a seguito del rallentamento delle esportazioni di beni e servizi e dell’incremento delle importazioni.

I dati sulla fiducia delle famiglie mostrano un orientamento negativo. A novembre, l’indice del clima di fiducia dei consumatori ha segnato una forte flessione a seguito del peggioramento di giudizi e attese sulla situazione economica italiana e dell’aumento delle aspettative sulla disoccupazione. L’indice di fiducia delle imprese ha registrato, invece, un lieve aumento, legato all’evoluzione positiva dei giudizi e delle attese sugli ordini nel settore dei servizi. I livelli sono comunque significativamente inferiori a quelli medi del 2018. Nel settore manifatturiero, per il quale l’indice ha segnato una lieve diminuzione, i giudizi sul livello degli ordini sia interni sia esteri sono peggiorati. L’indicatore anticipatore segnala il proseguimento della fase di modesta dinamica dei livelli di attività economica.

Nell’ultima parte dell’anno, l’evoluzione del Pil è attesa proseguire sui ritmi dei mesi precedenti e la crescita in media annua attestarsi allo 0,2%. La domanda interna al netto delle scorte fornirà il principale contributo positivo (+0,8 punti percentuali), con apporti simili sia dei consumi delle famiglie sia degli investimenti. In un contesto caratterizzato da un rallentamento degli scambi internazionali, il contributo della domanda estera netta risulterebbe minore (+0,2 punti percentuali). L’apporto positivo della domanda interna verrà bilanciato dal contributo negativo delle scorte (-0,8 punti percentuali).

Nel 2020, il tasso di crescita del Pil è previsto in leggera accelerazione (+0,6%) rispetto al 2019, sostenuto dai consumi e dagli investimenti, nonostante una decelerazione della crescita stimata per questi ultimi. Il contributo delle scorte è atteso ancora negativo, ma con una intensità decisamente minore (-0,2 punti percentuali) mentre il contributo estero si manterrebbe positivo (+0,1 punti percentuali).

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