Persistente brevità del periodo di sospensione dei versamenti, eccessiva prossimità della data di ripresa della riscossione dei versamenti sospesi e del relativo periodo di rateazione, ulteriore complessità normativa. E’ negativo il giudizio del Consiglio nazionale dei commercialisti sugli aspetti fiscali e contabili del “Decreto Liquidità” del governo.
“Stando alle bozze che circolano in queste ore – afferma il Presidente del Consiglio nazionale della categoria, Massimo Miani - sul tema fiscale per l’ennesima volta siamo di fronte ad un intervento che invece di semplificare norme e procedure come sarebbe necessario in un periodo di assoluta emergenza come quello attuale, finisce per complicarle ulteriormente e ingiustificatamente, a partire dall’individuazione dei ricavi/compensi in modo distinto per i mesi di marzo e aprile 2020 e dall’esigenza di raffrontare gli importi così determinati con quelli relativi ai corrispondenti mesi del 2019”.
“Per i soggetti in contabilità ordinaria che determinano i ricavi in base al principio di competenza questo si traduce – prosegue il numero uno dei commercialisti – nella necessità di effettuare le scritture di assestamento che normalmente si effettuano una volta all’anno in sede di redazione del bilancio per quattro volte in due mesi, con buona pace della semplificazione. Il riferimento al fatturato avrebbe certamente agevolato la verifica delle condizioni previste dalla legge”.
“Per questo – aggiunge Miani - avevamo auspicato un blocco generalizzato dei versamenti fino al 30 settembre, che comprendesse non solo i versamenti periodici di Iva, ritenute, contributi previdenziali e premi assicurativi, ma anche quelli relativi alle dichiarazioni dei redditi e Irap che scadono il 30 giugno. Fu fatto l’anno scorso a causa dell’introduzione dei nuovi ISA, non vedo come non si possa fare quest’anno in presenza di una situazione emergenziale di queste dimensioni, con problemi di liquidità che non saranno certo ancora risolti e con la programmazione del lavoro nei nostri studi che a questo punto è completamente saltata”.
Secondo il numero uno dei commercialisti “si continua in realtà a procedere a piccoli passi, con proroghe di breve durata, e con riaperture di termini che, pur apprezzabili, hanno il sapore di una beffa per i contribuenti e i commercialisti che, anche in questo periodo, hanno fatto “salti mortali” per rispettare le scadenze originarie. Un legislatore più attento alle reali esigenze di contribuenti e professionisti avrebbe dovuto invece concedere sin dall’inizio maggior tempo per tutti i versamenti nei confronti delle pubbliche amministrazioni e per la trasmissione all’Agenzia delle Certificazioni Uniche i cui termini sono scaduti, rispettivamente, il 20 e il 31 marzo scorsi, e per i quali si viene ora a sapere che possono essere “tranquillamente” effettuati, senza sanzioni, entro il 16 e il 30 aprile prossimi”.
“Infine – conclude Miani - temiamo che vi sia scarsa conoscenza della situazione reale del Paese da parte di chi scrive le norme. Citiamo un esempio: la soglia di tolleranza “surreale” del 20% sugli acconti calcolati con metodo previsionale anziché la drastica riduzione, se non l’eliminazione, degli acconti calcolati con il metodo storico. Ci si aspettava misure molto più coraggiose come la sospensione dei versamenti derivanti da avvisi bonari, accertamenti con adesione e altri istituti deflativi del contenzioso, la possibilità di compensare i crediti 2019 relativi a imposte dirette e IRAP anche prima della presentazione della relativa dichiarazione o ancora la sospensione del blocco delle compensazioni in presenza di debiti scaduti di importo superiore a 1.500 euro e del blocco dei pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche in presenza di debiti scaduti di importo superiore a 5.000 euro, nonché dei pignoramenti presso terzi o ancora la disapplicazione dell’ingiustificabile norma di proroga di due anni dei termini di riscossione e accertamento in scadenza nel 2020. Non resta che sperare nel prossimo Decreto di aprile”.
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