22 febbraio 2018

Agricoltura 4.0: perché investirci?

Autore: ANTONIO GIAMPAOLO

In un era in cui la digitalizzazione non smette di influenzare la vita quotidiana di noi tutti, dopo la quarta rivoluzione industriale, c.d. industria 4.0, è in atto anche la rivoluzione agricola.

Dopo tanti anni di “chiacchiere”, infatti, è giunto il momento della c.d. agricoltura 4.0. La nozione “agricoltura di precisione”, apparsa per la prima volta intorno agli anni ’90, non è altro che una strategia gestionale dell’agricoltura che, avvalendosi di strumenti tecnologici (GPS e software per macchinari), ha come fine massimo quello di intervenire in maniera assolutamente efficiente sulla coltivazione, prendendo in considerazione le caratteristiche fisiche e biochimiche del suolo e le esigenze colturali.

Ma perché investire su questa nuova strategia gestionale? Dall’utilizzo di tale strategia si possono trarre numerosi benefici. Attraverso un’analisi che incroci tutti i fattori, in particolare quelli colturali e quelli ambientali, infatti, è possibile stabilire fabbisogno sia nutritivo che irriguo del suolo, in modo tale da prevenire eventuali patologie che possono portare alla distruzione delle colture. Agendo così, si limitano i rischi che le colture vadano perse e, conseguentemente si avrà un prodotto finito di qualità superiore.

Grazie all’agricoltura 4.0, inoltre, molte aziende potranno stabilire il momento in cui effettuare la raccolta tenendo conto dell’utilizzo che la filiera ne farà, ottenendo prodotti di alta qualità e creando efficienza soprattutto nella fase di distribuzione del prodotto e nello scambio di informazione all’interno della catena del valore.

Nonostante siano stati fatti passi da gigante, ancora oggi, in Italia, questo tipo di agricoltura non è altamente diffuso.

Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di Brescia, l’agricoltura 4.0 vale circa 100 milioni di Euro, ma solo l’1% del territorio italiano coltivabile usufruisce di questa nuova strategia gestionale spiccatamente tecnologica. Stando ai dati, dal 2011 ad oggi, si sono sviluppate 481 startup internazionali e, solo 60, sono italiane (12% complessivo). Attualmente, in Italia, le applicazioni utilizzate sono circa 300 e vanno dallo smart packaging alle etichette intelligenti, fino all’utilizzo dei droni per la logistica controllata. In altre parole, consentono di produrre, trasformare, distribuire e consumare in maniera attraverso tecnologie intelligenti.

Come tutte le novità, a causa di una cultura restia nei confronti dell’innovazione, necessitano di un po’ più di tempo prima di potersi integrare in maniera netta nel tessuto produttivo in questione.

Questo è uno degli ostacoli principali alla diffusione di questa nuova strategia gestionale. Infatti, dalle interviste effettuate dei ricercatori dell’Osservatorio citato, si denota che, non tutti gli imprenditori agricoli riescono a percepire i benefici dell’agricoltura 4.0. Molti di essi, in realtà, sostengono che gli unici vantaggi che essa può portare, sono solo riconducibili ad una riduzione dei costi della produzione.

Altro ostacolo da non sottovalutare è quello relativo alle caratteristiche dimensionali dell’azienda agricola. Ad differenza degli altri paesi europei e non, la dimensione media aziendale è di circa 12 ettari coltivabili. Una dimensione inferiore che incide sensibilmente sull’utilizzo di questa nuova strategia gestionale traducendosi in maggiori difficoltà nell’investire a favore di essa.

Facendo leva sulle ricerche effettuate dai ricercatori dell’Osservatorio, anche un’azienda di piccole dimensioni può trarre numerosi benefici dall’agricoltura 4.0. Un ruolo fondamentale, in questo caso, viene svolto dai soggetti promotori che offrono questo tipo di tecnologia, i quali dovranno offrire soluzioni differenti, più ragionevoli e con costi relativamente più bassi, tenendo conto della dimensione dell’azienda.

Dunque, questa nuova strategia gestionale, almeno per ora, è destinata alle aziende di dimensioni elevate. In futuro sarà attuata anche dalla aziende dalle dimensioni più piccole perché, come in tutte i settori, chi non si aggiorna rimane indietro, e chi rimane indietro è destinato a sparire.

Pertanto, bisogna far leva sulla formazione e sul cambiamento culturale di queste aziende, spingendoli ad abbandonare il principio tradizionalista.

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