15 febbraio 2022

Commercialisti: ruolo determinante nel contrasto alle frodi

Autore: Redazione Fiscal Focus
Il Consiglio nazionale dei commercialisti, audito dalla Commissione Bilancio del Senato sul decreto Sostegni-Ter, ha valutato positivamente l’impianto normativo complessivo del disegno di legge, sollevando alcune perplessità relativamente alle limitazioni alle cessioni del credito, con riferimento al Superbonus e ai Bonus diversi dal Superbonus, introdotte dall’articolo 28.

Infatti, il divieto di cessioni successive alla prima ha innescato “un effetto domino che dalle banche – costrette a bloccare l’acquisto dei crediti o a ridurlo fortemente – si è riversato su imprese e contribuenti che hanno fatto legittimamente uso delle opzioni previste dalla legge, relative allo sconto e alla cessione dei crediti”.

Dalle tabelle allegate al testo dell’audizione del Direttore dell’Agenzia delle entrate del 10 febbraio scorso si evince che dei 4,4 miliardi di euro di frodi intercettate quasi la metà riguardano il c.d. bonus facciate (46%), seguito da eco-bonus (34%), bonus locazioni (9%) e sisma-bonus (8%), per un totale relativo ai c.d. bonus “ordinari” del 97%, mentre hanno riguardato il superbonus per il solo restante 3% del totale.

L’elevato numero di frodi registrato nelle opzioni di sconto o cessione di bonus ordinari è dovuto al fatto che le opzioni per tali crediti, fino al 12 novembre 2021, data di entrata in vigore del DL Antifrodi, non erano subordinati ai controlli di tipo preventivo, costituiti dal visto di conformità e dalle asseverazioni e attestazioni tecniche, da parte dei professionisti abilitati, previsti invece, sin dall’origine, per la cessione e lo sconto del superbonus. Quindi, la causa delle frodi è la mancanza di controlli preventivi sui crediti d’imposta e non le pluralità delle cessioni.

Secondo i commercialisti le limitazioni introdotte rischiano solamente di bloccare, come già sta avvenendo, “l’operatività di imprese e contribuenti in assoluta buona fede che stanno effettivamente realizzando gli interventi agevolati e che legittimamente avevano fatto affidamento sulla possibilità di cedere a loro volta i crediti acquisiti e che, ora, per effetto del divieto imposto dalle disposizioni in esame, rischiano di restare con il “cerino in mano” e di “pagare” indirettamente le frodi commesse da altri”.

Con un comunicato congiunto ADC – AIDC – ANC – ANDOC – FIDDOC – SIC – UNAGRACO – UNGDCEC – UNICO sottolineano che “i professionisti abilitati al controllo, attraverso l’asseverazione tecnica e il rilascio del visto di conformità, sono un presidio fondamentale, un argine agli illeciti. Lo sono nei fatti sebbene nell’immaginario collettivo, complice anche un’informazione molte volte distorta, il professionista sia quasi sempre ritenuto addirittura come parte di un ingranaggio che favorisce il malaffare.”

Invece, il presidente nazionale Lapet Roberto Falcone in qualità di segretario generale Assoprofessioni, oltre a chiedere più sostegni per tutti, evidenziando che le misure di sostegno previste dimenticano i professionisti, con riferimento all’articolo 28 precisa che “nonostante l’intenzione del legislatore di rafforzare i controlli su queste pratiche, la nuova norma continua a non includere i professionisti di cui alla norma UNI 11511 e alla Legge n.4/2013 ed i revisori legali, tra i soggetti abilitati all’apposizione del visto di conformità e dunque impossibilitati a fornire la propria consulenza professionale relativamente a questi istituti che rappresentano, in questo momento, un segmento di grande rilievo del mercato del lavoro”.
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