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Altro che proroga: è arrivato il momento della protesta civile

Autore: Paolo Iaccarino
Trasparenti agli occhi della politica, come a quelli dell’opinione pubblica. Da sempre in prima linea, ma indifferenti al Legislatore. Fra l’incudine ed il martello, i professionisti del settore tributario sono la vittima sacrificale preferita dello Stato, ancora una volta. Schiacciati dalla burocrazia, gli addetti ai lavori del mondo fiscale hanno perso definitivamente la propria dignità di fronte alle esigenze di Stato.

Dopo un anno di pandemia, già stremati da un decennio di complicazioni in nome della semplificazione, è praticamente impossibile trovare un commercialista che consiglierebbe al figlio di seguire le proprie orme. Non perché il nostro lavoro non sia più interessante, dinamico, stimolante nelle quotidiane sfide che la professione riserva, ma in quanto l’ansia ha sostituito lentamente l’entusiasmo a causa delle mille difficoltà imposte dalla burocrazia. Il confine fra attività lavorativa e vita personale è venuto meno, travolti da scadenze e responsabilità, senza alcun adeguato riconoscimento, non solo economico. Come il nostro ruolo sociale, svanito in un riscatto tante volte annunciato, ma mai realizzato.

Il Legislatore, indifferente alle legittime istanze di un mondo che contempla centinaia di migliaia di donne e uomini, un tempo professionisti borghesi, oggi proletari, perché spogliati da qualsivoglia ambizione nei confronti del futuro, agisce ancora una volta senza scrupoli, attuando un meccanismo perverso, l’ennesima iniezione di burocrazia. Dal Decreto Legge Sostegni-bis in pancia al Consiglio dei Ministri arrivano, infatti, ben due nuovi contributi a fondo perduto tutti da elaborare. Nel momento peggiore, già ricco di adempimenti non preventivati quali quelli collegati alla corretta ed inutile compilazione della sezione Aiuti di Stato del quadro RS.

L’articolo 1 del citato decreto, nell’introdurre la seconda versione del contributo, erogato automaticamente per tutti coloro che abbiano ottenuto il riconoscimento al contributo a fondo perduto del precedente DL Sostegni, prevede per il contribuente l’ulteriore possibilità di integrare quanto ricevuto determinando la riduzione di fatturato medio mensile sul diverso periodo che va, rispettivamente, dal 1° aprile 2020 al 31 marzo 2021 e dal 1° aprile 2019 al 31 marzo 2020. Archiviando i parametri utilizzati per il DL n. 41 del 2021, il Legislatore impone ai professionisti nuovi calcoli, difficoltosi semplicemente considerato il periodo a cavallo di esercizio.

Ma non finisce qui. Non sazio, il Legislatore va oltre. Nel prevedere l’annunciato contributo a fondo perduto parametrato non più sul fatturato, ma sulla perdita di redditività, sferra il colpo mortale e prevede, quale condizione di accesso al predetto contributo straordinario, l’invio della dichiarazione dei redditi entro il 10 settembre 2021. Altro che proroga.

Tutto quello che sta accadendo non è un caso. Perché la politica dovrebbe riservarci un trattamento privilegiato se il mondo delle professioni tributarie si presenta diviso e frazionato in innumerevoli rivoli? Perché il Legislatore dovrebbe comprendere le nostre istanze se esse negli anni si sono rivelate inadeguate, incapaci di instaurare un dialogo? Perché l’opinione pubblica dovrebbe sostenere le nostre rimostranze se agli occhi della stessa siamo inaffidabili e divisi da lotte intestine? Le responsabilità, evidentemente, non sono solo esterne; sono sopratutto della categoria ed individuali. Le nostre difficoltà sono trasparenti agli occhi dei nostri interlocutori perché noi, come categoria e come singoli, restiamo chiusi nei nostri studi, non solo a causa della burocrazia, spesso indifferenti ai destini collettivi, divisi da ingiustificate rivalità.

È arrivato il momento di riaffermare il nostro ruolo, le nostre aspirazioni, i nostri diritti di professionisti ed uomini. È arrivato il momento di protestare, nel rispetto del codice di autoregolamentazione, ma con azioni dimostrative che trovino vera visibilità fra i nostri clienti, nella popolazione, sui media. Non semplicemente uno sciopero bianco, ritardi nell’invio di comunicazioni, finte astensioni. Azioni di protesta civile presso i luoghi simbolo delle nostre ansie, gli uffici dell’Agenzia delle Entrate, le Commissioni Tributarie, le sedi degli enti previdenziali. Azioni tempestive necessarie per fare comprendere che questa volta, senza una seria pianificazione delle scadenze, senza un nuovo calendario fiscale, non saremmo in grado di sopperire all’incapacità dell’apparato statale.

La storia ci insegna che anche nei momenti più bui, di passaggio, l’uomo può risorgere dalle sue stesse ceneri, come una pianta squarcia il suolo, mossa dal bisogno di calore e di luce. E come nel Germinale di Emile Zola, seminando oggi le basi di una nuova categoria, germoglieranno uomini, un nuovo esercito, vendicatore delle odierne difficoltà, che crescerà lentamente, pronto a raccogliere l’eredità delle scelte di oggi, non più procrastinabili.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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