14 gennaio 2023

Ancora tu, ma non dovevamo vederci più!?

Autore: Direttore Antonio Gigliotti e Paolo Iaccarino
La conferma di Ernesto Maria Ruffini quale Direttore dell’Agenzia delle Entrate non è una buona notizia per gli operatori dell’universo contabile e tributario. Tutti i mali della categoria, infatti, nascono con lui e la sua idea di un fisco telematico, tutta a carico dei commercialisti.

La rivoluzione digitale, avviata con il suo primo mandato, ha profondamente trasformato l’attività principale dei commercialisti italiani, in peggio. Praticamente ognuna delle innovazioni apportate, poco incisive rispetto agli obiettivi di semplificazione, sono state realizzate grazie all’ausilio, insostituibile, degli intermediari.

Trasformati, non per propria scelta, in postini telematici, i professionisti italiani del settore tributario hanno costantemente subito, senza alcuna possibilità concreta di reagire. Le conseguenze dell’astensione, infatti, non sarebbero state controllabili, con il rischio di subire ben oltre rispetto a quanto si sarebbe potuto raccogliere.

Eppure le premesse erano altre. La strategia digitale proclamata da Ruffini è sempre stata quella di dotare l’Amministrazione finanziaria di soluzioni tecnologiche innovative per un Fisco a servizio dei contribuenti, e quindi dei loro professionisti, favorire la semplificazione, evolvere l’attività ispettiva attraverso controlli, meglio calibrati rispetto al passato, utilizzando l’interoperabilità delle banche dati a disposizione. Nelle premesse, più servizi e meno complicazioni.

La realtà, tuttavia, è stata un’altra. Nel corso degli ultimi anni l’Amministrazione finanziaria non ha cambiato nulla rispetto alla propria operatività dei primi anni duemila. Semmai la situazione è profondamente peggiorata. Soprattutto dall’avvento del Covid-19 in poi l’accesso agli uffici è contingentato, le risposte centellinate, la disponibilità più che dimezzata. La registrazione telematica degli atti differenti dai contratti di locazione e di comodato resta una chimera, il canale CIVIS risponde a singhiozzo, mancano ancora termini certi di risposta dell’Amministrazione finanziaria alle istanze dei contribuenti.

Il problema di fondo attiene alla scarsa, se non nulla, considerazione che il vertice dell’Amministrazione finanziaria ha nei confronti dei commercialisti italiani. Come se negasse il fondamentale ruolo di cerniera svolto, spesso senza una specifica remunerazione, il direttore dell’Agenzia delle Entrate non ha mai coinvolto la categoria che, più delle altre, conosce le regole e le problematiche dell’ordinamento tributario e delle sue procedure. Meglio, probabilmente, dei suoi stessi dipendenti.
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