26 febbraio 2022

Lascia o raddoppia

Autore: Paolo Iaccarino
Meno spazio ai fiscalisti!!” Un’affermazione ricorrente nel corso degli ultimi anni, all’interno e all’esterno del comparto dei professionisti contabili e tributari. Uno slogan adatto a tutte le stagioni, contraltare di una verità della quale sono inconsapevoli solo i vertici di categoria e quelli del Ministero dell’Economia e delle Finanze. “Più che utili, indispensabili al Paese!!”.

Il nuovo atto di indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale per gli anni 2022-2024 firmato dal Ministro Daniele Franco è un dejà vù. Con poca originalità le parole chiave ricorrenti utilizzate per il triennio prossimo venturo sono le stesse utilizzate per l’omonimo documento relativo al pregresso periodo 2020-2022. Sono anni ormai che gli uffici ministeriali puntano alla facilitazione e razionalizzazione degli adempimenti al fine di migliorare e semplificare i rapporti fra fisco e contribuenti. A pagina 7 dell’atto di indirizzo per il periodo 2020-2022 il MEF già annunciava il potenziamento dei servizi telematici, l’introduzione di un sistema di relazione con l’utenza a distanza, la progressiva dematerializzazione dei modelli di dichiarazione verso l’ambita dichiarazione precompilata, anche per i titolari di partita iva.

Oggi come allora, tuttavia, questa rappresenta solo una finalità di facciata. Il vero obiettivo del MEF, l’unico parzialmente raggiunto nell’ultimo periodo, tende verso l’ulteriore implementazione di procedure che favoriscano la compliance volontaria dei contribuenti al fine di prevenire gli inadempimenti tributari. Dall’autoliquidazione all’autoaccertamento del contribuente, insomma. Invece di combattere l’evasione fiscale mediante processi di valutazione razionale della posizione del contribuente, il MEF propone ancora di incrementare la digitalizzazione delle procedure di controllo automatico al fine di indurre i contribuenti, travolti indiscriminatamente da una valanga di atti, ad adeguarsi alle richieste dell’Amministrazione Finanziaria. Altro che rapporto di fiducia.

In questo contesto ipotizzare l’accantonamento dei professionisti del settore tributario appare ingenuo, salvo credere in una destrutturazione del sistema tributario che riporti davvero le istruzioni dei modelli dichiarativi a poco meno di venti pagine. Questo per almeno due ordini di motivi: il primo attiene, appunto, alla burocratizzazione del sistema fiscale. Gli addetti al sistema tributario esercitano oggigiorno un’indispensabile funzione di cerniera fra fisco e contribuenti. In questo senso la telematizzazione dei rapporti non ha fatto altro che cementare il legame fra i professionisti e i loro clienti. Non esiste procedura che possa essere espletata da chi non abbia un minimo di conoscenze del settore. In secondo luogo l’attuale apparato dell’Amministrazione Finanziaria, in perenne affanno sulle procedure di accertamento tributario ordinario, pur avendo i mezzi, non ha gli uomini adatti ad impartire le consulenze richieste dal contribuente di turno. Ogni risposta presuppone anni di studio e un aggiornamento continuo, non così diffuso fra i funzionari dell’Agenzia delle Entrate.

In tutto questo si ignora come dietro ogni singolo atto di assistenza tributaria, nell’espletare le funzioni proprie di intermediario, l’attività del commercialista di base, esercitata dalla stragrande maggioranza degli operatori del settore, è un continuo flusso di informazioni, chiarimenti, consulenze in supporto al contribuente nelle sue scelte quotidiane. Dietro la registrazione di un atto, c’è una consulenza contrattuale; nell’invio di una delega F24 c’è l’implicita valutazione della struttura dei costi e dell’equilibrio finanziario dei nostri clienti; nel redigere e depositare un bilancio c’è la sua analisi, più o meno strutturata, che rappresenta un imprescindibile momento di confronto per analizzare il passato e pianificare il futuro.

Lo stesso fiume che, con le informazioni trasmesse, alimenta quel sistema di compliance, oggi abusato dall’Agenzia delle Entrate. Pertanto non c’è da preoccuparsi. Senza i professionisti del settore tributario sarebbero in due a perderci: il fisco e il contribuente. Non c’è modo di bloccare questo fiume, prima o poi troverà il suo mare.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy