6 aprile 2024

Noi, vittime sacrificali per la ragion di Stato

Autore: Paolo Iaccarino
Ci sono azioni che non possono essere tollerate, qualunque sia la motivazione che le giustifica. La tutela dell’affidamento del contribuente e le minime condizioni di certezza del diritto non possono essere sacrificate per mere esigenze informative ed organizzative dell’esecutivo.

L’ultimo intervento normativo in tema di bonus edilizi, approvato in tutta urgenza dal Consiglio dei Ministri sotto lo sguardo severo del Ministro dell’economia e finanze Giancarlo Giorgetti, ancora affetto dallo stesso mal di pancia che in tanti mesi non è riuscito a curare, nonostante ne abbia avuto la concreta possibilità in ragione del ruolo ricoperto, disintegra ogni condizione di certezza del diritto per contribuenti e i loro professionisti.

Sotto tre distinti punti di vista, senza che vi sia stata una reale avvisaglia, il Decreto Legge n. 39 del 2024 sbaraglia le regole del gioco. A partire dall’articolo 1, comma 5, con il quale viene inibita l’opzione per la cessione del credito o lo sconto in fattura nel caso in cui alla presentazione del titolo edilizio antecedentemente al 17 febbraio 2023 non siano seguiti lavori e sostenute spese entro il 30 marzo 2024. Una disposizione che distrugge ogni forma di programmazione e qualsivoglia contrattazione fra committenti e ditte esecutrici.

Il meglio, tuttavia, si realizza con l’articolo 2. A soli cinque giorni dalla scadenza delle comunicazioni di esercizio delle predette opzioni, ove ancora disponibili, si dispone l’eliminazione sine die della remissione in bonis per questo tipo di adempimenti e il taglio, solo per le comunicazioni inviate dal 1° al 4 aprile 2024, dei termini per l’invio delle sostitutive. Il tutto senza preavviso. Soli cinque giorni, di cui due rossi di calendario e un giorno prefestivo. Azioni non giustificabili, che nulla hanno a che vedere con la misura agevolativa e ai suoi presunti danni sul bilancio dello Stato.

Con riferimento a quest’ultimo aspetto, infatti, pur volendo ammettere come valide le motivazioni addotte dal Ministro dell’Economia e delle finanze, ovvero mettere un punto finale rispetto all’impatto dei bonus edilizi sul 2023, perché si è atteso così tanto per sottrarre ai contribuenti e ai professionisti che li assistono, con un’azione comunque sbagliata, uno strumento così importante (la remissione in bonis) utile per regolarizzare gli errori commessi in buona fede?
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