18 agosto 2022

Non perdiamo di vista la semplificazione

In tempi di riforma tributaria la campagna elettorale rischia di innescare un confronto sterile su un argomento tanto centrale. I buoni propositi della prima ora, quando l’esecutivo di unità nazionale avviava il lungo percorso della delega per la riforma fiscale, potrebbero perdersi innanzi al loop del momento: flat tax si, flat tax no. Con essa, infatti, nulla sarà più come prima.

Le imposte sono un argomento sensibile quando i cittadini sono chiamati alle urne. Per questo motivo le discussioni sulla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina hanno lasciato spazio alla riforma dell’imposizione sui redditi. Così, in un lampo, si è aperto il confronto sulla tassazione piatta. Dibattito decaduto troppo velocemente in un confronto fra posizioni di partito.

Da operatori del settore non possiamo che accogliere con favore qualsivoglia tentativo di riduzione delle imposte, soprattutto quelle legate al lavoro, colpite ulteriormente dal peso della previdenza in un sistema marcatamente contributivo. Un sistema che, gravato dal costo dell’evasione fiscale, finisce per colpire integralmente i contribuenti onesti e pesare, in buona parte, su quella che un tempo era la classe media. Al contempo, da tecnici, non possiamo accettare come la discussione sulla flat tax possa limitarsi alla superficie, senza che sia ancora possibile analizzarla nei suoi termini applicativi.

È necessario comprendere, in particolare, se l’eventuale passaggio alla tassazione piatta non costituisca, di per se, un meccanismo che vada automaticamente ad aggravare il già complesso sistema tributario italiano. Bisogna comprendere in che misura le ipotesi paventate di tassazione sulla base del reddito del nucleo familiare e di aliquote incrementali calcolate sulla media dei redditi dell’ultimo triennio vadano a incidere sulle procedure di elaborazione e determinazione delle imposte. Cambiamenti che, se confermati, potrebbero innescare procedure complesse da digerire.

Siamo di fronte, pertanto, al rischio concreto che l’auspicata riduzione delle imposte venga realizzata ancora una volta sulle spalle dei commercialisti, chiamati a procedure sempre mutevoli per assicurare il buon esito dell’azione politica. Non deve accadere nuovamente: la semplificazione non deve essere sacrificata sull’altare del consenso politico.
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