17 marzo 2021

Per il Decreto Sostegni non ci sono soldi. Ma non lo dice nessuno

Autore: Direttore Antonio Gigliotti
Non solo mancano i soldi. I componenti dell’esecutivo sarebbero ancora divisi sull’allocazione dei 21 miliardi di euro previsti prima del nuovo lockdown e che, ad oggi, richiederebbe almeno 20 miliardi di euro addizionali di scostamento di bilancio.

Il Governo Draghi ha provveduto quasi nell’immediato a rinnovare il contratto alla PA, i “garantiti” che al contrario di imprese e lavoratori sono usciti indenni da questa pandemia.

Per le imprese, invece, sembrano essere finiti i soldi, tanto che la ratifica Decreto Sostegni viene regolarmente spostata in avanti.

Uno dei provvedimenti che dovrebbero essere emanati con il Decreto Sostegni è la cancellazione automatica delle cartelle emesse tra il 2000 ed il 2015 fino ad un importo massimo di 5000 euro.

O, almeno, questo era quello che lasciava trapelare la bozza fatta circolare nei giorni scorsi e che presenterà sicuramente delle importanti revisioni nel testo definitivo.

Tuttavia, dovessero essere confermate queste indiscrezioni è opportuno fare delle sottolineature non indifferenti.

Verrebbero infatti cancellate sì quelle pendenze non ancora riscosse relative agli anni 2000-2015 fino ad un importo massimo di 5000 euro, ma solo quelle per le quali non siano ancora state avviate procedure esecutive, procedure concorsuali o procedimenti di ristrutturazione del debito.

Ancora…
La maggior parte delle cartelle emesse tra il 2000 ed il 2015 e non ancora riscosse sono oramai andate in prescrizione quinquennale o decennale, a seconda dei casi.

Mentre chi, fino al 2017, è stato in grado di saldare almeno in parte i propri debiti nei confronti dell’erario si è già potuto avvalere delle rottamazioni.

Fatte queste precisazioni, il numero di contribuenti con pendenze rispetto al fisco e che potranno godere effettivamente della cancellazione automatica delle cartelle si riduce a dismisura.

Tanto da lasciare pensare che la cancellazione automatica delle cartelle possa servire più alla contabilità pubblica che al contribuente stesso, ipotizzando che si tratti proprio di quei crediti lo Stato non sarà mai in grado di riportare in cassa e che esistono in forma “fittizia” oramai solo nei bilanci dell’Agenzia dell’Entrate.

Per chi ne potrà godere, la cancellazione automatica giova comunque al contribuente anche se si tratta di debiti prescritti in quanto al fine di far valere la prescrizione è necessario comunque adire il giudice competente con i costi che questo comporta.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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