25 luglio 2016

Pokemon Go”...stavamo meglio quando stavamo peggio

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
la tecnologia è progresso ma, anche se sono il direttore di un quotidiano online, mi ha sempre fatto un po' paura, lo confesso. Perché il passo è breve: possiamo trovarci alienati, persi tra i meandri del web e a quel punto l'affievolimento della nostra mente diventa inarrestabile. Ma arriviamo al punto: nel giorno della strage di Nizza su twitter l’hashtag ‪#‎stragedinizza non è mai stato primo nella classifica. Impensabile, direte. Eppure nonostante gli 84 morti e l'ennesimo attacco alla nostra libertà, al primo posto, senza rivali, è rimasto ‪#‎pokemongoitaly, l’hashtag con cui si commentava l’attesissima uscita dell’app ufficiale “Pokemon Go”. Spero, senza essere accusato di superbia, che non sappiate cosa sia. Provo una sottile ammirazione verso chi non si concede alla schiavitù tecnologica. Sappiate però che il tempo dell'inconsapevolezza è finito, perché su pokemon go, noi profani rischiamo la ghettizzazione. Pokemon go è un’applicazione gratuita di Nintendo che permette di catturare vari mostri (ciascuno con il proprio nome e le proprie peculiarità) disseminati per le vie, gli isolati, i parchi, i negozi delle città, tramite fotocamera. Siamo di fronte a una sorta di realtà avvelenata.
Mi spiego: ci sono elementi virtuali che vengono aggiunti alla scena reale e che sono visibili solo tramite applicazione. Tradotto meglio: il mondo è un posto triste, manipoliamolo aggiungendo visioni. Il risultato agghiacciante a mio modo di vedere, è questo: Pokemon go è la app più scaricata del pianeta. Perfino i fanatici di tinder, la nota app di incontri, è stata superata. Per non parlare del tanto vituperato ma altrettanto utilizzato youporn, che con un tweet ufficiale si è congratulato con Nintendo perché si scaricano più Pokemon che film porno. Ed estremizzo volontariamente per cercare di sottolineare quanto l'umanità stia perdendo l'identità e la brillantezza. Ci lamentavamo di incontri virtuali con tinder, di mancanza di privacy con facebook ma adesso di cosa possiamo lagnarci? Di aver perso la ragione, forse. E di farci trascinare in giochi insulsi che ci anestetizzano la mente, attenzione non per svagarci ma per annichilirci. Se credete che esageri, date tempo alle nostre città. In Germania e parlo dei teutonici tutto lavoro e regole, orde di zombie si aggirano per strada brandendo il cellulare in cerca di Pikachiu. Io per natura cerco i lati positivi nelle situazioni, ma stavolta fatico molto a trovarne. Forse il riavvicinamento generazionale? Pokemon go droga ragazzini e mamme, giovani donne e papà. Scusate lo sfogo ma non credevo che saremmo arrivati a un punto così basso. In un momento storico confuso e molto delicato, il nostro pensiero, ormai a brandelli, va ai Pokemon. Abbiamo visto film di macchine che volano, di robot sostituisci-uomini, di mondi macerati dalla solitudine e sono sempre state pellicole con un risvolto etico: volevano metterci in guardia da quello che poteva succedere nel binomio stupidità-tecnologia. Una bomba pronta a esplodere a ogni angolo di strada potrebbe ricordarci cosa conta davvero. E non credo siano i Pokemon. Arriverà il giorno in cui non potremo più nasconderci dietro a un dito (in questo caso a un Pokemon) e quel giorno è già oggi. I popoli si manipolano facilmente, si relegano nell'ignoranza, si addomesticano con app e passatempi, così le eminenze grigie posso continuare, indisturbate, nel loro lavoro di distruzione rubandoci la cosa più preziosa che c’è rimasta: il tempo. E per questo tipo di ladro, la legge non conosce castigo.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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