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Nel caso di ristretta compagine sociale, il giudice tributario, ai fini della decisione sulla fondatezza dell’accertamento nei confronti del socio, deve attendere la definizione del contenzioso tra l’Ufficio e l’impresa, in quanto si tratta di giudizi legati da un rapporto di pregiudizialità tale che la definizione dell’uno costituisce indispensabile presupposto logico-giuridico dell’altro. Se invece l’accertamento a carico della società è divenuto definitivo per mancanza d’impugnazione, risulta pregiudicato l’esito del giudizio pendente nei confronti del socio unico - cui siano stati imputati gli “extra utili” accertati dall’Amministrazione Finanziaria alla società -, in quanto la persona fisica non può contestare il merito della pretesa relativa alla persona giuridica. Tantomeno il socio di una società di capitali può lamentare
che, all’avviso di accertamento a lui notificato, non è stato allegato l’atto impositivo redatto a carico della società e notificato soltanto a quest’ultima. È quanto emerge dalla più recente giurisprudenza di legittimità e, in particolare, dalle sentenze n. 1867/12 e n. 441/13, della Corte di Cassazione - Sezione Tributaria.
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