21 agosto 2025

Addio a Giorgio Sganga, protagonista di un’epoca

Se n’è andato, dopo una lunga malattia, Giorgio Sganga, figura che ha segnato in maniera indelebile la storia della categoria dei commercialisti

Autore: Redazione Fiscal Focus
Se n’è andato a 82 anni, dopo una lunga malattia, Giorgio Sganga, figura che ha segnato in maniera indelebile la storia della categoria dei commercialisti. Parlare di lui significa raccontare trent’anni di professione, di scelte, di sfide e di un impegno costante che ha saputo andare oltre ruoli e incarichi.

Classe 1943, nato a Paola (Cosenza), Sganga è stato molto più di un professionista di talento: è stato un costruttore di relazioni, uno stratega, un protagonista assoluto della politica di categoria. Il suo ingresso nel Consiglio nazionale, nel 1994, ha segnato l’inizio di un lungo percorso che lo ha visto Consigliere, Tesoriere, Segretario nazionale durante il mandato Siciliotti e, infine, Presidente della Fondazione Nazionale. Una carriera che si è chiusa con la presidenza dell’Ordine di Paola, quasi un ritorno alle origini, nel territorio dove aveva mosso i primi passi.

L’artefice dell’unificazione degli Albi

Il suo nome resterà indissolubilmente legato a una delle pagine più importanti della professione: l’unificazione degli Albi, un processo storico e complesso, di cui Sganga è stato tra i principali artefici, insieme a figure come Serao, Tamborrino, Santorelli e Siciliotti. Un traguardo che, al di là delle spinte politiche, ha rappresentato una scelta di coraggio e visione, la volontà della categoria di guardare avanti, di razionalizzare e riformare per affrontare il futuro.

Questo impegno, e il racconto lucido di quella stagione, Sganga lo ha lasciato impresso nel libro “Una storia italiana. L’esempio dei commercialisti, il coraggio dell’unità”, scritto a quattro mani con la figlia nel 2023. Un diario, ma anche un manifesto, che restituisce la profondità della sua passione e la capacità di leggere i cambiamenti, interpretando la professione come missione collettiva.

Un uomo di relazioni e di conflitti

Sganga è stato anche un uomo schietto, diretto, capace di dialogo e di conflitto. La rottura del 2012 con Claudio Siciliotti segnò una delle pagine più complesse della sua storia, con contrasti che non risparmiarono tensioni né ferite.

Eppure, da quella distanza nacque, anni dopo, un riavvicinamento sincero: il progetto del “Caffè delle Idee”, un circolo culturale che negli ultimi anni ha rappresentato il terreno di un dialogo ritrovato, fatto di rispetto e amicizia. Un legame così forte che ha spinto Siciliotti, pochi giorni fa, a raggiungerlo al capezzale, testimoniando ancora una volta che «una grande amicizia può fiorire anche da un conflitto».

L’affetto di una comunità

In queste ore, il cordoglio è unanime. Dai colleghi che hanno condiviso con lui un pezzo di strada, agli avversari politici che ne riconoscono oggi il ruolo di protagonista indiscusso della professione. Anche il Presidente in carica, Elbano de Nuccio, ha voluto sottolineare come «con la scomparsa di Giorgio Sganga la nostra categoria perde una figura che ha segnato un’epoca».

Un’epoca fatta di impegno, passione e visione, ma anche di quel tratto umano che lo ha reso, per chi lo ha conosciuto, un compagno di viaggio generoso e tenace.

Il profondo legame con Antonio Gigliotti e Fiscal Focus

Profondo il legame con il nostro direttore Antonio Gigliotti. «È stato lui, all’alba del mio percorso professionale, a credere nelle mie qualità quando ancora nessuno osava farlo. Ha visto in me – e nella redazione che stava nascendo – un potenziale che io stesso stentavo persino a immaginare, donandomi fiducia e coraggio nei momenti più incerti», ricorda il direttore.

«Giorgio amava chiamarmi “il ragazzo di Calabria”: un vezzo affettuoso con cui sottolineava come, da un piccolo paese, con semplicità e tenacia, fosse sbocciata una voce in cui si sono riconosciuti migliaia di commercialisti. Quel soprannome racchiudeva non solo le mie origini, ma anche il desiderio di dare voce a chi, fino a quel momento, non aveva trovato spazio. Porterò sempre con me l’insegnamento paziente, la costante vicinanza e la stima incondizionata che Giorgio non ha mai fatto mancare. A lui devo gran parte di ciò che sono diventato: professionista, editore e, soprattutto, persona. Per questo gli sarò eternamente grato».
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