Rimani aggiornato!
Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.
Premessa – Dopo il gran polverone che si è innalzato nei giorni scorsi in merito ai “contributi silenti”, si apre una piccola speranza per i lavoratori che hanno maturato, o iniziato a versare entro il 1992, 15 anni di contributi. Infatti, al momento i competenti enti ed istituti stanno studiando come risolvere la questione. Probabilmente s’introdurrà una deroga per i vecchi iscritti. In questo modo, in pratica, si garantirebbe comunque l’accesso ai trattamenti pensionistici con le vecchie regole (15 anni di contributi), senza dover aspettare quindi la maturazione dei 20 anni di contributi (come previsto dalle disposizioni vigenti).
Le origini – La vicenda trae origini dal lontano 1992, quando la Riforma Amato (D.Lgs. n. 503/1992) decise di innalzare in maniera progressiva il requisito contributivo per accedere alla pensione di vecchiaia da 15 a 20 anni. L’incremento graduale fu raggiunto nel 2001, pertanto da quell’anno in poi chi intendesse andare in pensione di vecchiaia con il sistema retributivo doveva avere 20 anni di contributi. Tuttavia, furono introdotte delle deroghe per alcuni lavoratori, ossia: chi risultava ammesso a versare i contributi volontari prima del 31 dicembre 1992 e coloro i quali, in considerazione della loro peculiare attività lavorativa (domestici, agricoli, pesca, spettacolo, ecc.), avevano difficoltà di raggiungere il nuovo requisito contributivo.
Una deroga durata 20 anni – La suddetta deroga è durata ben 20 anni, superando una miriade di riforme, tranne quella della Fornero. La riforma previdenziale del 2011 (contenuta nella manovra “Salva-Italia”), infatti, allinea il requisito contributivo di tutte le pensioni di vecchiaia, sia di quelle appartenenti al regime retributivo che di quelle del nuovo regime contributivo, fissandolo a 20 anni per chi andasse a riposo dal 1° gennaio 2012. Tale orientamento è rilevabile anche dalla circolare n. 35/2012 dell’INPS, in quanto viene ignorata la salvaguardia all’epoca introdotta per chi aveva 15 anni di contributi al 1992.
La soluzione – La patata bollente passa ora all’INPS, M.L.P.S. e M.E.F., che insieme stanno cercando di risolvere la cosa nella maniera più tempestiva ed efficace possibile. Ma il problema, come al solito potrebbe essere la copertura finanziaria che ad oggi sembra non esserci. Restiamo in attesa di ulteriori sviluppi.