7 novembre 2013

Il bonus assunzioni non convince i CdL

Deluse le speranze riposte nel bonus assunzioni under30

Premessa – Non si può creare occupazione se non si creano i presupposti per un nuovo sviluppo. È questo in sostanza il motto che da mesi i CdL stanno diffondendo riferendosi in particolare all’ultimo bonus assunzioni del D.L. lavoro (D.L. n. 76/2013, convertito nella L. n. 99/2013), che avrebbe dovuto essere la spinta in più per alzare la percentuale degli occupati sotto i 30 anni. Purtroppo non è così. Infatti, come ampiamente anticipato dall'ultima indagine della Fondazione Studi (vedi anche: 'CdL. I limiti del bonus assunzioni'), le attese (o meglio le speranze) di migliaia di giovani sono state deluse, in quanto – ad oggi - sono state approvate solo 9 mila richieste, che riguardano in minima parte le regioni del Mezzogiorno, dove anche il lavoro sommerso è in crisi e la disoccupazione continua ad aumentare.

Bonus assunzioni - In particolare, stiamo parlando dell’incentivo introdotto dal D.L. lavoro (L. n. 76/2013), convertito nella L. n. 99/2013, rivolto ai datori di lavoro che assumono giovani under30 (compresi fra i 18 e i 29 anni) che abbiano alternativamente una delle seguenti caratteristiche: siano privi di impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi; siano privi di un diploma di scuola media superiore o professionale. Restano, invece, esclusi dall’agevolazione in commento le assunzioni per lavoro domestico. Quanto all’importo dell’incentivo, si afferma che esso consiste in un contributo pari a 1/3 della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali, per un periodo di 18 mesi (12 mesi in caso di stabilizzazioni), ed è corrisposto al datore di lavoro unicamente mediante conguaglio nelle denunce contributive mensili del periodo di riferimento, a eccezione delle regole vigenti in agricoltura. Il valore mensile dell’incentivo non può comunque superare l’importo di 650 euro per ogni lavoratore assunto.

L’indagine dei CdL – La Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, tramite il proprio Osservatorio del Mercato del Lavoro, aveva interrogato i propri iscritti su ciò che era stato l’appuntamento con la prenotazione dello sgravio e i dati che emersero destavano preoccupazione. Innanzitutto si sottolineava il fatto che il 73% degli intervistati che non ha sfruttato il bonus occupazione, garantiscono che un aumento del limite di età, dai 29 anni previsti ai 35 anni ipotizzati, sarebbe stato più incisivo. Inoltre, ed è questo il dato più curioso, “la maggior parte delle imprese che hanno snobbato l’agevolazione risiedono al Sud laddove la convenienza del bonus è di gran lunga inferiore ad altri incentivi (si pensi alla legge 407/90 che dura trentasei mesi a fronte dei dodici/diciotto del bonus Giovannini), che tra l’altro non richiedono nemmeno l’incremento occupazionale quale condizione principale per fruire dell’incentivo”. A questo punto, i 100mila posti ipotizzato dal ministro del Welfare, Enrico Giovannini, restano - ad oggi - una chimera, visto che su 9284 richieste approvate solo il 30% provengono dal Mezzogiorno d’Italia, quello che in pratica doveva essere il più assetato di incentivi e dove la disoccupazione raggiunge cifre record.

Ulteriori aspetti –
A quest’ultima indagine, i CdL aggiungono che al deprimente dato dei 9.284 bonus richiesti bisogna sottrarre circa 2.500 rinvenienti da quelli mirati alla trasformazione dei contratti, ossia da quelli che non sono nuova occupazione, bensì conferma di quella esistente. In fin dei conti, affermano i CdL, i nuovi assunti non vanno oltre le 7.000 unità, su una platea di oltre tre milioni di disoccupati: vale a dire un bonus che riduce la disoccupazione dello 0,2%. Infine, gli esperti della Fondazione Studi tengono a precisare che i dati diffusi sono stati acquisiti tramite l'Osservatorio del Mercato del Lavoro dei Consulenti del lavoro, che negli studi 28 mila iscritti gestiscono circa 7milioni di rapporti di lavoro dipendente relativi a circa 1milione di aziende (dati profilazione Inps). Si tratta, quindi, di dati scaturenti dall'attività svolta sul territorio dai CdL, a stretto contatto con le aziende; dati reali, e non ipotetici, di ciò che avviene in Italia.

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