Indennità per ferie non godute

Il tema della natura retributiva o risarcitoria dell’indennità sostitutiva delle ferie non godute è da sempre terreno di vivace dibattito.
Come noto, l’art. 10 del d.lgs. 66/2003 prevede un periodo minimo di ferie garantito al lavoratore non sostituibile da indennità o somme compensative nel caso di sua mancata fruizione (salva l’ipotesi in cui cessi il rapporto di lavoro).
La norma però non impedisce che le parti stabiliscano periodi di ferie maggiori, in questo caso monetizzabili.

Rimeditando il precedente e consolidato orientamento giurisprudenziale la Suprema Corte di Cassazione, nella recente sentenza 11 maggio 2011 n. 10341, si è pronunciata a favore della tesi che attribuisce all’indennità per ferie non godute carattere risarcitorio.
Infatti la Corte rifiuta l’idea secondo cui, essendo l'indennità in parola in rapporto di corrispettività con la prestazione lavorativa che avrebbe dovuto essere effettuata nel periodo dedicato al riposo, abbia carattere retributivo e sarebbe, dunque, assoggettabile a contribuzione previdenziale.
Al contrario, argomenta il Collegio, tale indennità è pur sempre correlata ad un inadempimento contrattuale del datore di lavoro, che obbliga quest'ultimo (quando l'adempimento in forma specifica sia divenuto impossibile) al risarcimento del danno, che comprende la retribuzione dovuta per il lavoro prestato nei giorni destinati alle ferie o al riposo nonchè la riparazione di eventuali ulteriori danni subiti dal lavoratore a seguito del mancato ristoro delle energie psicofisiche.

Per tale motivo soggiace alla prescrizione ordinaria decennale prevista dall'art. 2946 c.c., decorrente anche in pendenza del rapporto di lavoro e non già a quella quinquennale ex art. 2947 c.c.