Premessa – A seguito del definitivo via libera di mercoledì scorso al Senato, il Governo ha avviato la successiva fase di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Jobs act. Intense riforme, quindi, vedranno prossimamente la luce, con i decreti delegati che il Governo è chiamato a emanare, tra cui la riforma degli ammortizzatori sociali che figura tra le prime misure su cui bisogna intervenire. Misure, queste, che si incentreranno in particolare sulla cassa integrazione guadagni e l’ASpI. È chiaro che al momento è difficile giudicare il provvedimento soltanto sui principi e sui criteri generali; tuttavia è possibile intuire i possibili interventi concreti conseguenti ai principi generali dichiarati.
CIG – La riorganizzazione degli ammortizzatori sociali dovrebbe partire innanzitutto dalla cassa integrazione, che poggia le proprie basi su due novità importanti: l’impossibilità di autorizzare le integrazioni salariali in caso di cessazione di attività o di ramo di essa e la fissazione di un termine certo per l’avvio dei fondi di solidarietà bilaterale. Quanto ai criteri di concessione della cassa integrazione, è stato stabilito che il legislatore delegante ne subordina la concessione al preventivo esaurimento di tutte le possibilità contrattuali di riduzione dell’orario di lavoro. Inoltre, s’intende attuare una revisione dei limiti di durata da rapportare al numero massimo di ore ordinarie lavorabili nel periodo di intervento della cassa integrazione guadagni. Al riguardo, si rammenta che attualmente la durata delle casse integrazioni è legata alle ragioni di ricorso alla cassa stessa, quindi collegata alla condizioni in cui si trova l’impresa e alle circostanze che ne rendono necessario l’utilizzo. Ai fini del contenimento del spesa pubblica, è prevista anche la valorizzazione del principio partecipativo che si esprime nell’incremento dei costi per le imprese che ricorrono alla cassa integrazione. Infine, positiva è la revisione dei criteri di concessione ed utilizzo, così come la semplificazione delle procedure burocratiche, compresi i meccanismi automatici di concessione.
ASpI – Passando all’ASpI, introdotto dalla riforma Fornero (L. n. 92/2012), l’obiettivo è quello di farlo divenire la forma di tutela universale destinata a tutti i lavoratori del settore privato che abbiano perso l’impiego involontariamente e che abbiano un requisito contributivo/assicurativo minimo. L’intervento governativo avverrà attraverso una omogeneizzazione e modulazione della disciplina di ASpI e mini-ASpI; estendendo lo strumento, in via sperimentale, anche ai collaboratori coordinati e continuativi e incrementando la durata massina della prestazione, ora fissata in 12 mesi, per i lavoratori che hanno delle elevate anzianità contributive. Altri punti previsti dal decreto delega riguardano: l’aggancio al trattamento contributivo, ossia si prevede un principio della valorizzazione, in funzione premiante, della storia contributiva del lavoratore come correlata possibilità di aumentare la durata dei trattamenti in corrispondenza del maggior gettito effettuate e a una prestazione aggiuntiva post-ASpI per coloro che presentano un ISEE ridotto. In altre parole, si intende introdurre una prestazione assistenziale per i lavoratori disoccupati che non sono in grado di garantirsi la sussistenza. Tale intervento, infine, si accompagna all’ulteriore proposta di eliminazione dello stato di disoccupazione come requisito per l’accesso a prestazioni di carattere assistenziale.
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