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Premessa –L’argomento cardine che sta tenendo banco tra le novità più discusse nel D.D.L. della riforma del lavororiguarda le modifica apportata al sistema delle collaborazioni rese dai lavoratori con partita IVA, dietro cui molto spesso si nascondono veri e propri rapporti di lavoro subordinati. Argomento particolarmente delicato e complesso con cui il Governo Monti è chiamato a confrontarsi. Infatti, nonostante il fine della riforma sia quello di tutelare i lavoratori, sono molti a credere che le nuove norme sulle partite IVA mettano a serio rischio numerosi posti di lavoro, generando tanta precarietà soprattutto tra le figure professionali meno qualificate. Inoltre, si tratta di un provvedimento di difficile attuazione, dal momento che non sono ancora chiari i criteri che faranno scattare la presunzione di co.co.co. resa in regime di lavoro autonomo in un’assunzione vera e propria. Dunque, sono ancora molti i nodi da sciogliere in Parlamento, dove tra perplessità e polemiche manifestate soprattutto dal mondo imprenditoriale, ci aspettano giorni pieni di emendamenti.
L’aliquota contributiva –Ma non è finita qui. Infatti, nel corso degli ultimi giorni un nuovo fronte di protesta si è levato dai professionisti senza cassa previdenziale e dai lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata dell’INPS. Il motivo risiede nell’aumento graduale dell’aliquota contributiva INPS dall’attuale 27% al 33% entro il 2018 (la stessa aliquota dei dipendenti). La novella è contenuta nell’art. 36- Capo IV “Ammortizzatori sociali, tutele in costanza di rapporto di lavoro e protezione dei lavoratori anziani” - Sezione I – Ammortizzatori sociali, del D.D.L. sulla riforma del lavoro. La disposizione chiarisce che l’incremento contributivo in questione sarà graduale: si passerà al 28%per l’anno 2013, al 29%per l’anno 2014, al 30%per l’anno 2015, al 31%per l’anno 2016, al 32% per l’anno 2017 fino a raggiungere a regime, nel 2018, il 33%.
Colap – Al riguardo, le polemiche non si sono fatte attendere. Secondo Giuseppe Lupoi, presidente del Colap (Coordinamento libere associazioni professionali), si tratta di un “rincaro ingiustificato e soprattutto iniquo, dal momento che rende ancora più marcata la diseguaglianza di trattamento tra le diverse categorie di lavoratori”. “Tale novità - prosegue Lupoi - contrasta con quelle che sono le richieste che da anni vengono formulate al governo italiano a fronte del fatto che i lavoratori autonomi oggi sono ingiustamente inseriti nella gestione separata dell’Inps e ingiustamente confusi con i lavoratori parasubordinati (senza peraltro poter godere delle stesse tutele) e distanti anni luce dal trattamento previsto per i professionisti iscritti alle casse provate (le categorie con l’Ordine) per i quali i versamenti contributivi non superano il 14%”. Pertanto, il presidente del Colap avanza alcune richieste inmerito: “quello che si chiede è che venga istituita una previdenza privata per gli accreditati delle associazioni non regolamentate, la portabilità dei contributi già versati, la conseguente possibilità di cambiare cassa di previdenza e l’ampliamento del sistema della previdenza complementare anche ai professionisti non regolamentati previa individuazione di una previdenza privata di base”.Un incremento, dunque, che provocherebbe non pochi disagi all’onesto lavoratore titolare di “vera” partita IVA che ogni giorno produce ricchezza per il nostro Paese.