L’operazione “microcredito” non decolla. A due mesi dal suo avvio, infatti, sono pervenute finora 11.000 prenotazioni, di cui solo il 20% è stato confermato dalle banche. Tuttavia, se nel giorno del click day (27 maggio 2015) sono state registrate ben 3.079 richieste di garanzia, oggi l'andamento è piuttosto rallentato con meno di 100 prenotazioni al giorno.
L'Osservatorio della Fondazione Studi CdL ha analizzato le cause di questa inversione di tendenza, individuando nel sistema bancario le principali criticità e proponendo finanziamenti alternativi che facilitino l'accesso al credito e il sostegno all’imprenditorialità.
Il sistema bancario – Se da un lato i CdL evidenziano l’impatto senz’altro positivo delle banche, considerando che oltre 70 istituti di credito hanno aderito all’iniziativa e che hanno confermato oltre il 20% delle prenotazioni effettuate dai richiedenti, d’altro canto, invece, viene sottolineato come il sistema bancario nel suo complesso non è ancora pronto per fare Microcredito, sia a livello organizzativo che metodologico.
La tesi dei CdL è confermata anche dal fatto che, a ridosso dell’avvio dell’operazione, l’ABI ha provato a ritardare l’avvio dell’iniziativa chiedendo, in subordine, di esentare le banche, nella fase di prima applicazione, dall’erogazione dei famigerati servizi ausiliari.
“Ancorché apprezzabile”, per l’Osservatorio della Fondazione Studi, “quindi, l’interessamento delle banche, se non ben gestito, rischia di rappresentarne un elemento distorsivo”, in questa prima fase si stima, infatti, che oltre la metà delle 2.000 conferme delle prenotazioni avvenute non si trasformerà in finanziamenti.
Servizi ausiliari - Altra criticità rilevata dall’Osservatorio della Fondazione Studi è relativa alle richieste di Microcredito in assenza dei necessari presupposti, come mera modalità di accesso al credito senza, dunque, che l’imprenditore avverta la necessità dei servizi ausiliari che rischiano di rappresentare, in questo caso, esclusivamente un costo. Anche questo utilizzo distorto rischia di comprometterne il buon funzionamento e non soddisfare le esigenze dell’imprenditore.
Per i CdL, quindi, è opportuno che si aumenti il livello di conoscenza anche di altri strumenti di accesso al credito e di sostegno all’imprenditorialità per indirizzare l’imprenditore verso il tipo di operazione a lui più consona.
I rimedi – Per il Presidente della Fondazione Studi del Consiglio nazionale, Rosario De Luca, è necessario “l’avvio di specifici tavoli di confronto con tutti i soggetti interessati al fine di poter porre le basi per un Microcredito 2.0. Che preveda, ad esempio, servizi ausiliari meglio declinati ed affidati a professionisti di fiducia dell’imprenditore o a strutture specializzate. Che consenta ai soggetti non bancabili di accedere al finanziamento sulla scorta di una valutazione di sostenibilità del progetto imprenditoriale e non di una mera valutazione di solvibilità”.
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