Premessa – Chi si aspettava un boom di richieste da parte dei lavoratori impiegati in attività usuranti per accedere alla pensione anticipata, rimarrà al quanto deluso. Infatti, nel biennio “2012-2013” solo un quinto delle risorse stanziate sono state utilizzate. Conti alla mano, nel 2012 l’INPS ha accolto circa 3.500 domande e 1.600 nel 2013, per una spesa complessiva di 151 milioni di euro. Risorse queste di gran lunga inferiori rispetto a quanto previsto dal D.Lgs. n. 67/2011 che ha dedicato a tale intervento complessivamente ben 733 milioni di euro (350 milioni di euro per il 2012 e 383 euro dal 2013). A renderlo noto è stato il sottosegretario, Massimo Cassano, alla commissione lavoro della camera.
Usuranti – Il D.Lgs. n. 67/2011 ha previsto requisiti agevolati per il pensionamento dei lavoratori impiegati in attività particolarmente faticose e pesanti. Per quest’anno, infatti, i requisiti per il prepensionamento sono di almeno 61 anni e 3 mesi d’età e 35 anni di contributi (quota 97 e 3 mesi); un anno in più d’età anagrafica è prevista per i lavoratori autonomi. Differente è il discorso per i lavoratori notturni. Infatti, coloro che hanno svolto da 64 a 71 giornate di lavoro notturno possono accedere al prepensionamento maturando almeno 63 anni e tre mesi con quota 99 e tre mesi; mentre chi ha svolto tra 72 a 77 giornate di lavoro notturno può accedere ai trattamenti pensionistici a 62 anni e tre mesi con quota 98 e tre mesi. Stessi requisiti pensionistici dei lavoratori usurati spettano invece a chi ha svolto più di 78 giornate di lavoro, ossia 61 anni e tre mesi con quota 97 e tre mesi. Al riguardo, si ricorda che l’anzianità contributiva minima richiesta è di 35 anni. Per il 2012 invece, la somma di età anagrafica e anzianità contributiva era di 96 e l’età anagrafica minima di 60 anni.
Interventi futuri – Alla luce dei suddetti dati, non è affatto escluso che il Governo intervenga a riorganizzare con la prossima manovra finanziaria la normativa riguardante le attività faticose e pesanti. A oggi, infatti, lo Stato si trova 582 milioni in più nelle casse che potrebbero essere dedicati al settore edile, garantendo le stesse tutele dei lavoratori di cui sopra. Ciò è confermato dalle parole del sottosegretario, Massimo Cassano, il quale evidenzia come il Governo sia intenzionato a “verificare se e come sia possibile prevenire ad una soluzione organica di tutte le specifiche situazioni meritevoli di tutela previdenziale e pensionistica emerse nel tempo, tra le quali sicuramente quella dei lavoratori addetti a lavorazioni particolarmente faticosi e pesanti”.
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