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A prescindere da tutto

Autore: Ester Annetta
Le luci, più di tutto, sono ciò che fa festa, qualunque Natale sia.

È così da sempre, da quando iniziano a comparire discrete nelle prime vetrine già a metà novembre fino al loro completo tripudio, allorché riempiono strade, balconi, alberi, piazze.

Sono il segno più tangibile e irrinunciabile di quell’atmosfera calda e magica che inevitabilmente contagia chiunque, dapprima anch’essa in maniera contenuta, poi sempre più frenetica, ai limiti dell’esasperazione, quando degenera in traffico asfittico, affollamento e caos.

Ma anche così, con i suoi eccessi, quello natalizio resta il periodo più bello dell’anno: un tempo sospeso che pare riesca a tenere confinati pensieri e preoccupazioni, concedendo una tregua ed un ristoro ad ogni affanno, ad ogni tensione, ad ogni problema che appaia senza soluzione.

Sarà per via di quel luogo comune che ci vuole “tutti più buoni”, come se davvero il balsamo offerto da un periodo di festa che spezza il grigiore dell’inverno – anche quello che cova nell’intimo di ognuno - potesse ammorbidire il cuore e sollevare il velo di cupezza che opprime l’anima.
Ci penso in una di queste sere, d’un freddo pesante come solo sanno essere le sere a Roma, quando l’umidità è talmente densa da trasformarsi in una pellicola d’acqua che si appoggia ed impregna ogni cosa.

Sono uscita a caccia di luci, desiderosa ancora adesso – come quand’ero bambina – di lasciarmi pervadere da quella dolce sensazione che più dei nastri, dei pacchetti e dei dolci mi fa sentire il calore e l’armonia della festa.

A Villa Borghese c’è un grande villaggio a tema: una sorta di Disneyland con tanto di parate, spettacoli, giocolieri ed attrazioni varie, oltre, ovviamente, agli immancabili stand che dispensano tante “cose belle” che – per dirla con George Bernard Shaw - non sono immorali né illegali ma di certo fanno ingrassare.

L’hanno chiamato “Christmas World” giacché ricrea in chiave natalizia gli ambienti più noti di alcuni importanti città del mondo: Parigi, Berlino, Londra, New York, Roma.

Ed è tutto un immenso sfavillio: un tunnel fatto di luci colorate che, al passaggio, avvolge come in un abbraccio; alberi di Natale altissimi fatti di sole luci; carrozze e slitte di luci trainate da renne e cavalli di luce; casette di luce…

Penso a quanto sia distante da quello reale questo mondo ri-creato, dove tutto è bellezza ed allegria, dove la musica natalizia pervade l’aria divenendo una colonna sonora che accompagna i visitatori anche oltre, restando il motivetto canticchiato a mente anche finito il tempo della permanenza in quel luogo franco.

Qui, in questo finto mondo, il fragore delle bombe che cadono sulle tante guerre della Terra non arriva; non arrivano i pianti di dolore delle gente martoriata rimasta senza casa e senza affetti; non giungono le preghiere dei migranti in balia delle onde del mare né gli slogan di protesta di chi si batte per la salvezza d’un pianeta agonizzante: ci sono tutti i popoli rappresentati, ma scorticati delle loro brutture. C’è un mondo filtrato, privato di mali, piaghe e complotti che per il tempo d’una passeggiata spensierata – un’ora o due – si vorrebbe restituire depurato al sentimento collettivo. L’incantesimo d’un sogno. Possibile solo fintanto che sarà Natale.

Passo accanto ad una giovane coppia nell’istante in cui si sono appena detti qualcosa di importante. Lei ha finito di parlare e, col il viso triste, turbato - come se avesse appena confessato qualcosa di molto penoso, forse imperdonabile - attende una risposta.

Lui resta un istante solo a fissarla, lo sguardo serio; poi le prende il viso tra le mani e con un sorriso talmente luminoso da contrastare quello delle migliaia di lampadine che fanno da sfondo, le sussurra: “Io ti amo. A prescindere da tutto”.

Cercavo un messaggio d’augurio per sottolineare questo Natale.

L’ho trovato nelle parole di due innamorati, incastonati in una cornice di luce, in una fredda sera d’inverno, in un luogo lontano da tutte le tragedie del mondo.

Tutto è possibile, tutto è superabile: ogni tragedia, ogni guerra.

Se solo avessimo il coraggio di amarci gli uni gli altri, a qualunque latitudine e sotto qualunque egida o religione.

A prescindere da tutto.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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