22 marzo 2021

Covid-19: il ruolo del medico competente nella campagna vaccinale

Qual è l’importanza del medico competente nel periodo pandemico attuale? Quale contributo apporta?

Autore: Barbara Garbelli
La pandemia da Covid-19 ha, ancora attualmente, un’importante peso sulla vita delle persone. Le misure attuate fino a questo momento non hanno attenuato il numero di contagi, ma hanno permesso di proseguire a vivere e lavorare; una nuova speranza è arrivata con l’introduzione della campagna vaccinale che rappresenta l’arma fondamentale per debellare il virus. Quando si parla di lavoro e salute, si parla di medico competente, nello specifico, in questo momento, si parla dell’importanza di questa figura per quello che riguarda informazione e formazione riguardo l’aspetto Covid, e, ultimamente, di vaccino in azienda.

Con l’introduzione della campagna vaccinale, regione Lombardia (vedi link in fondo alla pagina), in primis, pone le basi per inoculare il vaccino direttamente in azienda (a determinate condizioni), con l’apporto fondamentale del medico competente; in seguito altre regioni italiane stanno seguendo la falsariga della regione promotrice.

La valenza del medico competente durante il periodo pandemico è ancora più accentuata, la sorveglianza sanitaria non è interrotta ma, anzi, ricompre un ruolo strategico nell’individuazione di ipotetici casi positivi, in più, il medico competente, collabora attivamente a quelli che sono argomenti di informazione e formazione inerenti al contrasto del virus; nella visione di rendere operativo il contributo nell’ambito della vaccinazione in azienda, la SIML (società italiana di medicina del lavoro) individua tre aree che presentano peculiarità specifiche:
  1. Prima area formata da aziende e strutture sanitarie dove i MC hanno spesso già coordinato l’organizzazione e la gestione operativa della campagna vaccinale anti-COVID-19.
  2. Seconda area che riguarda le grandi realtà lavorative dotate di adeguati servizi e personale sanitari interni in cui l’opera dei MC può essere prevista sia in ambito d’informazione, programmazione, coordinamento e controllo, sia nell’effettuazione diretta del programma vaccinale negli ambienti e luoghi di lavoro.
  3. Terza area riguardante le piccole e medie imprese (e microimprese). In questo caso è evidente la difficoltà di vaccinazione in azienda per la mancanza dei requisiti minimi a livello igienico-sanitario e logistico-amministrativo specifici di queste realtà. Si può pensare di organizzare punti di vaccinazione comuni in locali di aziende sanitarie o nelle sedi Inail, in accordo con la Sanità Pubblica, restano comunque da definire condizioni, procedure e figure professionali sanitarie e amministrative pubbliche da impiegare a supporto del medico competente vaccinatore.

Oltre ad individuare il tipo di vaccino da inoculare, va tenuta in considerazione come conditio sine qua non la messa in atto e l’adeguato mantenimento di condizioni logistiche, igienico-sanitarie e organizzative, da definire inizialmente come requisito necessario e da sviluppare in stretta collaborazione con i servizi di Igiene e Sanità Pubblica territorialmente competenti. Lo sviluppo di questo modello organizzativo appare fattibile e anche contrassegnato da prospettive di successo.

I medici competenti possono essere coinvolti nell’individuazione e definizione delle priorità vaccinali, e nei processi d’informazione e formazione; questi processi sono da considerare di massima rilevanza per la Sanità Pubblica, non solo per le attività d’immunizzazione dei lavoratori, ma anche per le conseguenze positive sui familiari dei lavoratori stessi.

Restano da chiarire, da parte delle istituzioni competenti, alcuni aspetti relativi alla dotazione di strumenti informatici e software dedicati per la gestione del programma vaccinale, possibilmente di un unico sistema nazionale, considerando che molte delle attività devono essere considerate a parte, in relazione ai contratti stipulati e al rapporto di lavoro di ogni singolo medico competente (es., aspetti di responsabilità professionale e di tutela assicurativa).

Il possibile coinvolgimento dei medici competenti nelle attività vaccinali anti-COVID-19, dovrà essere formalmente riconosciuto e previsto all’interno di un Protocollo nazionale, da considerare quale conditio sine qua non per l’appropriata realizzazione di programmi vaccinali anti-COVID-19, da sviluppare in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale e da richiamare negli accordi aziendali territoriali o di categoria nei quali questo coinvolgimento sarà previsto. Il venir meno di queste regole potrebbe portare a problematiche medico-legali che sarebbero di ostacolo alla svolgersi della campagna vaccinale nei tempi e nelle modalità previste.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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