18 maggio 2021

Disparità tra Nord e Sud: il PNRR diventa opportunità di riequilibrio territoriale

Autore: Redazione Fiscal Focus

Dal punto di vista socioeconomico l’Italia risulta essere ancora troppo divisa tra Nord e Sud, e in un periodo di transizione come quello attuale, la più grande riforma economica è rappresentata dalla coesione. Il divario territoriale non è un argomento completamente nuovo e con la Pandemia da Covid-19 sono emerse asimmetrie che rendono diverse le aree di uno stesso territorio.

Il disomogeneo sviluppo economico e sociale del nostro Paese non è una novità, da tempo ormai, il territorio sembra essere composto da due aree che viaggiano su strade differenti. Il Sud-Italia è in netto ritardo rispetto al Nord, e non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello sociale, territoriale, e urbano.

Il ritardo economico del Mezzogiorno dipende essenzialmente da un’industrializzazione più lenta e meno intensa, rispetto al resto del Paese. Questo ritardo ha generato conseguenze sociali e politiche non di poco conto. Il Covid-19 ha stravolto le vite e le abitudini di tutti, e contemporaneamente, ha evidenziato ogni fragilità del nostro tessuto produttivo. Anche in una situazione di crisi come quella attuale, Nord e Sud non sono sullo stesso piano, e ciò dimostra che il divario territoriale dipende da una situazione di squilibrio che è nata nel passato e aumentata negli anni.

Sul piano economico, sociale, urbano e territoriale emerge un chiaro dualismo tra le regioni settentrionali e meridionali del Paese.

Nel Mezzogiorno le imprese sono mediamente più piccole, meno produttive e meno aperte ai mercati internazionali, e la quota degli addetti impiegati in settori a elevato contenuto tecnologico è minore rispetto al Nord. In relazione a quanto appena esposto, l’indagine congiunta del Centro Studi Tagliacarne e SVIMEZ ha delineato una prospettiva economica futura, e i risultati dimostrano che delle oltre 73mila imprese a rischio espulsione dal mercato, 20mila sono situate nell’area meridionale.

Per tutto il 2020 sul territorio nazionale ogni settore ha subito l’impatto delle restrizioni anti-contagio imposte dal Governo, da Nord a Sud. La disomogeneità dal punto di vista settoriale permane anche nella ripresa post-pandemia, infatti, è stato dimostrato che è il settore dei servizi a soffrire maggiormente rispetto alla manifattura, la quale sembra iniziare a fornire minimi segnali di ripresa. Il Mezzogiorno basa gran parte della sua economica sul turismo, e la difficoltà di ripresa di questo settore penalizza il territorio meridionale.

Nonostante nell’ultimo anno l’indice di povertà sia aumentato anche nelle aree settentrionali, la disuguaglianza sociale tra le due aree viene fortemente marcata da una povertà assoluta che in alcune zone del Sud-Italia corrisponde all’11%. Sul territorio nazionale, le stime preliminari del 2020 indicano valori dell’incidenza di povertà assoluta in crescita sia in termini familiari (da 6,4% al 7,7%) con oltre 2 milioni di famiglie, sia in termini di individui (dal 7,7% al 9,4%).

Nell’ottica dell’urbanizzazione, le carenze infrastrutturali del Mezzogiorno rappresentano un grave deficit che si ripercuote sullo sviluppo del territorio. Inoltre, la rapidità dell’avanzamento tecnologico produce un aumento del divario digitale sull’intero territorio nazionale.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta una importante occasione per risolvere problematiche nazionali di questo genere. Infatti, il 40% delle risorse territorializzabili sono destinate al Mezzogiorno, con l’obiettivo di riequilibrare il territorio. Le misure a sostegno della area meridionale dovranno rafforzare la dotazione dei servizi essenziali e, contemporaneamente, colmare i diversi divari presenti. Il Direttore della Svimez, Luca Bianchi, considera rilevante la dimensione degli investimenti ma ritiene importante fissare degli obiettivi territoriali da raggiungere e distribuire le risorse in base a essi.

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